In questo numero, Robert Cumberford compie un’analisi sulla differenza tra un chief designer e un grande designer: “Essere l’uomo al vertice di un centro di design – si legge nel testo dell’opinion – non significa essere un designer di talento o un abile leader, ma una persona che ha gestito molto bene i progetti, le politiche e le pressioni della sua carriera. C’è un’enorme differenza tra un grande designer e un grande chief designer”.

Dove risieda questa differenza, Cumberford lo chiarisce presto: “Un grande chief designer può anche essere in grado di disegnare come un artista del Rinascimento, ma non lo farà mai nel suo studio. Il suo lavoro non consiste nel creare in prima persona, ma nello spronare gli altri designer, gli apprendisti e gli operai specializzati. Ogni volta che penso a un grande leader del design mi viene in mente Nuccio Bertone, che si serviva di magnifici solisti, da Franco Scaglione a Marc Deschamps a Giorgetto Giugiaro a Marcello Gandini. Bertone era un designer? No, ma era uno dei più validi leader di tutti i tempi nel design dell’automobile”.

Qual è la situazione di oggi, nel mondo del car design, a proposito del ruolo di chief designer? Tra i vari esempi citati da Cumberford, quello di Wayne Cherry: “La difficoltà di trovare validi leader traspare dalla recente decisione della General Motors di riconfermare Wayne Cherry vicepresidente del design almeno per un altro anno, anche se ha raggiunto i 65 anni, età in cui i suoi predecessori sono andati in pensione. In 75 anni è la prima volta che alla GM non si trova un sostituto adeguato, nonostante la campagna pubblicitaria in Internet, le proposte fatte ai responsabili dello stile di altre aziende e la radicata prassi di promuovere elementi interni all’azienda”.

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