Perché è così frequente da parte dei designer e dei costruttori di automobili la scelta di ricalcare le linee di modelli più o meno riusciti del passato invece di crearne di nuovi? L’opinion di Robert Cumberford su Auto & Design 144 si svolge attorno a questo interrogativo, che l’autore si pone tra gli stand dell’edizione 2004 del salone di Detroit.

Dalla rivisitazione in scala ridotta della concept Corvette Nomad, proposta dal designer GM Simon Cox, all’edizione in chiave moderna di una vettura che già nella versione originale del 1965 non brillava per il suo design, la Ford Bronco. Cosa induce i direttori del design a guardare con tanta insistenza al passato? In alcuni casi queste operazioni portano a modelli di significato e buon successo, come la nuova Ford GT, il cui design originale Anni 60 – portatore di concetti di grande valore – è stato oggi tradotto alla contemporaneità con cognizione di causa, ma spesso si tratta di “remake” di cui non è facile comprendere il significato.

Se la roadster vista allo stand Lincoln portava con sé stilemi del 1961 sovrapposti al pianale e alla carrozzeria della Thunderbird; se la Shelby Cobra esposta alla Ford si rifaceva con discrezione agli omonimi veicoli da competizione degli Anni 60 ma senza “copiare” nel dettaglio le forme originali, nell’imitazione del veicolo da ricognizione Dodge della seconda guerra mondiale con il marchio Jeep proposto da DaimlerChrysler non è facile riconoscere i segni di un’epoca precisa.

Aggiungendo a queste “novità” del salone nordamericano i modelli realizzati nel recente passato, come la Mini, la New Beetle, la Miata presentata da Mazda e ispirata alla Lotus Elan o le Defender e Range Rover, Cumberford auspica un ritorno alla creatività ex novo, che porti con sé idee originali.

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