Quest’anno il Salone del Mobile di Milano ha festeggiato i suoi cinquanta anni. Nato nel 1961 su iniziativa dell’associazione di categoria Federlegno Arredo, da allora è stato gestito dal Cosmit (acronimo di Comitato organizzatore del Salone del Mobile italiano).

L’idea che lo alimenta è di fornire al sistema produttivo nazionale dell’arredo un’adeguata “vetrina”, aperta al contesto internazionale, ricca di proposte progettuali, di opportunità economico-commerciali, oltre che comunicative. Negli anni, il Salone del Mobile è cresciuto non solo dimensionalmente. Alla manifestazione fieristica si sono affiancate in particolare da una parte il Salone Satellite, spazio dedicato alle nuove generazioni di designer e alle scuole internazionali, dall’altra il Fuori Salone, un’apertura in diverse aree della città di iniziative volte ad ampliare offerte e possibilità, a generare interesse in un pubblico allargato (dapprima nella zona dei Navigli, a Brera e Bovisa, fino alla emergente Lambrate).

L’intenzione – che ha costituito l’elemento forte d’identità e differenziazione nel panorama dell’offerta fieristica internazionale – è stata di collocare il design all’interno di un contesto di significato ampio, corredandolo di proposte differenti (ad esempio mostre, incontri e varie attività), in sostanza di considerarlo come elemento generatore di economia, cultura, conoscenza e valori. Il trasferimento fisico del Salone dall’area cittadina della Fiera a quella extraurbana di Rho-Pero ha ampliato l’offerta di spazi commerciali, senza perdere il legame con il Fuori Salone che nel frattempo si è trasformato incoraggiando più la qualità delle presenze che l’apertura indiscriminata a qualunque iniziativa.

L’edizione del cinquantenario ha registrato dati significativi per presenza di aziende e operatori e ha confermato positivi segnali di crescita di quelle imprese capaci di attrezzarsi per affrontare il contesto di crisi e post-crisi, scegliendo ad esempio di investire in ricerca e innovazione di prodotto-sistema-servizio. Il panorama delle aziende del design italiano, ad esempio, sembra ora consolidato dopo aver attraversato un momento difficile (in parte non ancora esaurito). Molto è cambiato, con imprese confluite, per necessità o scelta, all’interno di grandi gruppi economici o legatesi ai fondi azionari; oppure con quelle segnate da obbligati ricambi generazionali; ma anche con altre che hanno lanciato segnali di rinnovo, rilancio e tenuta.

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