«La nuova Megane è una vettura importante per noi perché rappresenta il ponte tra i modelli più compatti, Clio e Captur, e qulli più grandi, Talisman ed Espace. E salendo nella gamma bisogna passare da un’auto che si ama ad un’auto che si rispetta: Megane è in mezzo a questa transizione». E’ uno sguardo soddisfatto quello che Laurens van den Acker rivolge alla nuova Megane, che ha voluto presentarci in anteprima a due mesi dal debutto al salone di Francoforte.

La nuova due volumi di segmento C si inscrive nel percorso concettuale ed estetico che van den Acker ha definito al suo arrivo alla direzione del design Renault, nel 2009, annunciato con la concept car DeZir da cui hanno preso vita i nuovi stilemi del marchio ad iniziare dalla Clio. La Megane trae però spunto anche da un altro prototipo di ricerca: «Il disegno dei gruppi ottici posteriori della Sport R.S. 01 è analogo a quello che si ritrova ora sulla coda della Megane, che mostra così il suo Dna sportivo», fa notare van den Acker.

Niente linee tese o spigoli sul corpo vettura, «solo alcuni tratti in basso per conferire un po’ di dinamismo. Ciò che fa distinguere le Renault sono le proporzioni molto sexy, le superfici seducenti con riflessi affascinanti», spiega ricordando che lui, come molti designer è «innamorato delle auto italiane degli Anni 50 e 60, con la loro bellezza senza tempo». Nessuna indulgenza verso il rétro design, però, come dichiarano subito i gruppi ottici a Led: in quelli anteriori le luci di posizione formano una C, creando una firma luminosa che connota anche il secondo modello lanciato a Francoforte da Renault, la berlina di segmento D Talisman. E anche su quest’ultima, i fanali sulla coda si prolungano verso il logo al centro del baule. Luci e interfaccia digitale sono i grandi temi hi-tech delle nuove vetture. «Una volta si distingueva tra design di esterni, interni e color&trim. Oggi abbiamo un gran numero di “labs” per luci, HMI, ruote… l’auto sta diventando una collezione di specialità», osserva ancora Laurens van den Acker.

La recente collaborazione con Daimler ha portato esperienze interessanti? «Certamente – risponde pronto –, oltre all’ottimo rapporto con Gorden Wagener ho apprezzato la loro forte coerenza con i valori del brand e la disciplina con cui applicano la loro filosofia estetico-formale. Ed anche l’integrazione con l’engineering, un aspetto che vogliamo rafforzare ancora di più anche noi in Renault».

 

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