In Cina i Suv hanno incontrato un successo enorme. Ma quale sarà l’evoluzione di questo trend fra tre o quattro anni? Da questa domanda, e pronti a mettere in discussione concetti e metodi troppo spesso dati per immutabili, Lowie Vermeersch di Granstudio – la design house che ha fondato a Torino nel 2011 – e il suo design team sono partiti per un progetto congiunto con Baic Motor.

E’ nata cosi Senova OffSpace, concept car svelata al salone di Beijing. Un progetto dalla doppia funzione: «E’ al tempo stesso uno studio per lo sviluppo dell’identità del brand Senova e per una nuova tipologia di vettura. Siamo lontani dalla semplice “vestizione” di un package assegnato dal cliente, come avveniva sino a qualche anno fa», spiega il designer belga, per il quale oggetto e contesto non possono mai essere disgiunti.

Che cosa rende il concept OffSpace così peculiare? E’ un crossover che guarda alle nuove tendenze in atto sul mercato cinese, dove insieme alla voglia di veicoli sport utility stanno cambiando le esigenze familiari, con richiesta di auto adatte a gruppi di persone più numerosi. «La loro è una cultura dinamica, che non ama i prodotti troppo standardizzati», prosegue Vermeersch, «per questo abbiamo chiesto ed ottenuto di lavorare su un pianale specifico, così da impostare nuove proporzioni e con un interno a sei posti».

Il team della OffSpace ha quindi messo a punto un’architettura ad abitacolo avanzato, ma non monovolume, per un corpo vettura lungo poco meno di 5 metri (circa 3 m il passo), largo 2 m ed alto 1,65 m, organizzato su due livelli distinti: un padiglione dinamico, attraente nella sua profilatura leggera, e una parte sotto la cintura decisamente robusta, pensata per esprimere padronanza del mezzo e protezione nel traffico urbano.

Originale è anche il trattamento deciso dei volumi, «con sezioni piene, superfici positive che “escono” anziché essere scavate, in modo da accentuare la size impression», spiega il designer Andrea Mocellin, che ha lavorato agli esterni.

Aprendo le porte a doppio battente, si apprezza la coerenza con cui le linee esterne proseguono in un abitacolo molto attuale nelle scelte formali così come nei materiali. «Lo studio è partito dall’ergonomia e dall’interfaccia digitale, che è ormai il cuore dell’auto contemporanea», racconta l’interior designer Alessandro Fiori, che ha lavorato insieme a Rocco Carrieri.

La plancia appare come un unico schermo ripartito in tre zone, riconfigurabile con lo stesso principio con cui si è ormai abituati a richiamare le applicazioni sullo smartphone. Si interagisce con un touchpad e alcuni comandi gestuali.

Il concetto che ha ispirato le scelte stilistiche è quello del velo di Maya di Schopenhauer: il traffico aggressivo di Pechino rappresenta la natura primordiale, dura realtà che all’interno viene filtrata. Con un trattamento quasi dissonante, quelle linee orizzontali che all’esterno manifestano fisicità diventano nell’abitacolo espressione di spaziosità e rilassatezza, per operare in serenità con un’interfaccia ormai immateriale.

L’articolo continua su Auto&Design n. 219