Nella sua ultima espressione, il Tiger Nose, si apre sul muso affusolato e tagliente della concept Proceed, in mostra sotto i riflettori del recente Salone di Francoforte: la calandra orizzontale dall’evidente restringimento al centro, che ne schiaccia il contorno rendendolo più dinamico e significativo, giunge così, con incisività e discrezione insieme, al compimento del suo primo decennio. «Effettivamente, fu proprio alla rassegna tedesca del 2007 che mostrammo l’idea per la prima volta, sul prototipo di una coupé compatta denominata Kee» ricorda Peter Schreyer, a capo del design del marchio Kia.

Kia Tiger Nose

«Avevamo cominciato a ragionare sull’immagine delle nostre vetture già l’anno precedente, dopo il mio arrivo nel gruppo: mancava un indirizzo omogeneo per lo stile del muso, fondamentale per distinguersi dalla concorrenza e trasmettere un messaggio di unicità. Per questa ragione si iniziò a lavorare su diverse alternative, la più riuscita delle quali avrebbe debuttato su una show car in preparazione. Ne sperimentammo alcune anche a grandezza naturale. Quando provammo il Tiger Nose, capimmo immediatamente che era la strada giusta e le altre soluzioni furono eclissate».

Kia Tiger Nose

L’intuizione risiedeva anzitutto nella veste grafica del nuovo elemento: «Il profilo cromato prevedeva una forma che avrebbe fatto pensare alla sede del logo, ma noi preferimmo spostare quest’ultimo sul cofano, lasciando un’area libera, al centro, capace di attirare immediatamente lo sguardo». In tal modo si assumeva un orientamento pressoché opposto a quanto in uso presso le altre Case, intente a massimizzare dimensione e valore dei propri simboli, ottenendo in più una grigliatura incline a suggerire un’ampia capacità di aspirazione d’aria fresca, quasi si trattasse di due “narici” studiate per la respirazione del motore: «In realtà il nome “Tiger Nose” non è nato insieme alla proposta estetica, ma solo dopo, in uno studio di Seul nel quale incontrai alcuni manager coreani. Forse videro nel restringimento centrale l’espressione di un felino che arriccia il muso prima di spalancare le fauci, anche se evocare il mondo animale non era un’intenzione diretta del mio team. In ogni caso, l’identità Kia era ormai chiara».

Kia Tiger Nose

Fin dall’inizio, la calandra viene studiata nei dettagli perché risulti adattabile a molteplici modelli: «Sapevamo di dover assicurare un impatto univoco per tutte le auto in gamma, si trattava dell’obiettivo principale. Presto capimmo che centrare il disegno sulle due piccole sporgenze ci avrebbe consentito di conservare la medesima impostazione indipendentemente dalle forme del frontale. Non si trattava, cioè, di un modulo fisso, da adottare pedissequamente in ogni segmento, ma di un concetto malleabile, facilmente adattabile a tutti i tipi di volume anteriore con piccole modifiche». Non a caso, in diverse varianti successive la spessa modanatura cromata delle origini si è risolta in un più sobrio filetto lucido integrato nel perimetro, la cui morfologia risulta così esaltata.

Kia Tiger Nose

«Negli anni il Tiger Nose è piuttosto cambiato» commenta Schreyer. «Recentemente lo abbiamo proposto in versione “slim” sulla Picanto e sulla Rio, in chiave tridimensionale sulla Sorento, a unire i fari sulla Optima e con il bordo inclinato negativamente sulla berlina americana Cadenza. In alcuni casi il logo è stato sistemato al centro, in bella evidenza, anche in ragione della sempre maggior notorietà del marchio sui mercati internazionali

Kia Tiger Nose

Sulle vetture più piccole, fra cui la crossover Stonic appena lanciata, il motivo grafico è addirittura del tutto privo della presa d’aria, superflua per le esigenze di raffreddamento e quindi sostituita da un inserto nero lucido. L’importante, in un panorama così variegato, è conservare comunque un’impronta riconoscibile».

E in futuro? Il designer si rivela criptico, ma promettente: «Una probabile evoluzione è legata alla tridimensionalità, a un’elaborazione del contorno più scolpita e complessa. Di sicuro l’offerta di modelli Kia è in espansione in tutto il mondo, e questo ci fornirà molto materiale su cui lavorare».

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