1510199701_MCC_Smart_Historic Chi conosce la storia dell’automobile della Germania postbellica non si stupisce che il padre carismatico della Micro Car Company Smart sia Johann Tomforde, che era bambino nel periodo della ricostruzione del paese, generalmente conosciuto come ‘wirtschaftswunder’, o miracolo economico. Un miracolo che non 1510199702_MCC_Smart_Historicsi era verificato all’improvviso. Era il risultato di un duro lavoro e la maggior parte dei tedeschi non poteva permettersi le prime Volkswagen o le Opel prodotte subito dopo la guerra, per non parlare delle Mercedes-Benz.

 

Per questo Johann da giovane apprezzava le Mercedes e le Borgwards che il padre guidava, ma fu realmente impressionato dalle automobili quando suo padre passò a una piccola DKW con motore a due tempi, con la quale, peraltro, si mise a gareggiare con successo. Johann si chiedeva come mai le vetture ancora più piccole, ed erano tante, prodotte dall’industria tedesca del tempo offrissero prestazioni così elevate.

Guardandosi indietro ritiene ora che gli anni 50 siano stati i più importanti dal punto di vista concettuale, per quanto non tutte le mini o ‘bubble car’ del periodo fossero degne di nota.

“Da una parte c’erano le automobili primitive, più o meno interpretazioni su scala ridotta di modelli più grandi, come le Goggomobil o le Lloyd, che cercavano disperatamente di sembrare veicoli matu- ri, ma di fatto non lo erano. Dall’altra, la BMW realizzava la Isetta e la 600, e la Zundapp la Janus ‘dos-à-dos’, e poi c’era la Messerschmitt. Erano vetture molto originali, anche dal punto di vista dell’allestimento.

Queste ultracompatte ebbero un successo breve alla tedesca, nel senso che con la crescente prosperità persero il loro status in modo del tutto improvviso all’inizio degli anni ’60” spiega Tomforde.

Nel 1972 Tomforde visitò l’esposizione Transpo ’72 di Amburgo, dove vide concezioni avanzate di trasporto, tra cui il sistema ferroviario magnetizzato tuttora oggetto di valutazione in Germania. “Mentre tornavo a casa in auto ero entusiasta, pieno di progetti, perciò volli incontrare Werner Breitschwert.

Visto che mi preoccupavo di salvaguardare la mobilità del futuro gli sottoposi le mie idee riguardo a concept micro economiche ed ecologiche. Gli chiesi di poter realizzare lo studio di una concept Mercedes Benz per l’anno 2000, che comprendesse una city car da noleggiare. A quel tempo feci i primi schizzi per una vettura di questo tipo, a trazione elettrica con motore diesel o ibrida.

Già allora mi rendevo conto che una concept del genere si poteva realizzare solo con un approccio radicalmente nuovo, cioè mettendo il motore sotto il pavimento. “Sfortunatamente non si concretizzò, perché sembrava avere qualche possibilità solo come seconda vettura per chi possedeva già una Mercedes-Benz. Oltretutto i tempi non apparivano maturi, perciò il progetto fu abbandonato, ma dietro le quinte non ho mai smesso di lavorarci su”.

Gli sforzi di Tomforde furono premiati dieci anni più tardi, quando fu realizzata la concept Mercedes NAFA come prototipo marciante.

“Non era estrema come l’avevo pensata io, ma con una lunghezza globale di 250 cm, trazione anteriore e quattro ruote sterzanti vi si avvicinava molto”. Seguì poi, nel 1989, la E-NAFA a trazione elettrica con i primi accenni di una forma paragonabile a quella dell’attuale Smart, e che ne segnò l’inizio.

L’articolo continua su Auto & Design n. 106