Dopo due anni di “digital edition”, Autostyle è tornato in presenza lo scorso 27 ottobre. Promosso come ogni anno da Berman, l’evento è stato proposto quest’anno nella formula Autostyle +Design: non ha ancora recuperato il concorso di design rivolto ai giovani creativi, per il quale si dovrà attendere il 2023, ma ha ripreso sia le conferenze sia l’esposizione di alcune novità di prodotto, con ampio spazio alle supercar. Il tutto nella sede incantevole di villa Schiarino Lena, a Porto Mantovano. Oltre ai workshop sul design automobilistico tenuti dai designer autori dei progetti, Autostyle ospita già da alcune edizioni i creativi di altri settori del design industriale, quali ad esempio orologi, gioielli, tessuti. Una relazione interessante al riguardo è stata tenuta quest’anno da Matteo Battiston, responsabile del design di ExilorLuxottica, che ha mostrato analogie e differenze tra il mondo dell’automobile e quello degli occhiali, proiettandoci nel futuro del Metaverso. Tra le analogie ci sono i ruoli dei 40 differenti marchi di occhiali, come Ray-Ban, che è un po’ la Ferrari del gruppo: un’icona non costruita a tavolino, ma divenuta tale per una serie di circostanze favorevoli, come il legame con personaggi altrettanto iconici. Le differenze sono invece sostanziali se si parla di numeri: un responsabile del design di tutti i marchi, calcolando nuovi modelli e aggiornamenti, arriva a disegnare fino a 16.000 occhiali nuovi l’anno.

Il modo di lavorare ha analogia con quello dei reparti color & trim automobilistici: si deve prestare attenzione alle tendenze e a tutto ciò che accade attorno. Un occhiale contemporaneo deve quindi seguire tre principi: personalità, rivoluzione ecologica e rivoluzione tecnologica. Già attualmente ci sono gli smart glasses di Ray-Ban, che seguono il principio innovativo di “tecnologia indossabile”, con la possibilità di produrre foto o video, ascoltare musica, ricevere chiamate ed effettuare condivisioni sui social. Le giovani generazioni, osserva Battiston, conoscono tuttavia mondi e gruppi virtuali, luoghi di condivisione digitale di esperienze, come i concerti, o di comunicazione e progettazione. Si arriverà a un completo Metaverso, obiettivo di Mark Zuckenberg, e ispirato dal romanzo di fantascienza postcyberpunk “Snow Crash” di Neal Stephenson del 1992: gli smart glasses del futuro non potranno che cercare di far convivere i due mondi, reale e virtuale, in forme sempre più avanzate e integrate.

Prossimamente, un occhiale potrà mostrare dati osservando alcuni oggetti, come una carta di credito, ma l’obiettivo è di sostituire totalmente l’attuale universo elettronico tramite gli occhiali, che comunque non perderanno mai le proprie caratteristiche di base: vedere meglio, disegnare la propria identità. Se una scrivania degli Anni 90 era quindi occupata da computer, telefoni e varie tipologie di accessori, il lavoro a distanza ci ha fatto ora convivere con un pc portatile e uno smartphone: una scatoletta che contiene gran parte della nostra vita, ma che non indossiamo. Controllando con la realtà aumentata tastiere, strumenti per il disegno o altri sistemi virtuali collegati con il mondo reale, tutta la futura tecnologia potrebbe essere sostituita dai nostri occhiali.