I lanci più recenti di Azimut tracciano un percorso in cui le innovazioni tecnologiche volte a diminuire l’impatto ambientale si accompagnano con soluzioni di design pensate per abbattere le barriere tra interno ed esterno e riavvicinare al mare e alla natura. La Serie Seadeck incarna questo ideale e lo fa coniugando i due aspetti che contraddistinguono l’approccio di Azimut, l’innovazione tecnologica e la creatività stilistica e progettuale, frutto di contaminazioni e ispirazioni che guardano a design e architettura.

Per creare la Serie Seadeck, Azimut ha scelto di collaborare con designer che condividessero l’ideale di ritorno alla natura: Alberto Mancini e Matteo Thun & Antonio Rodriguez. Alberto Mancini realizza un concept innovativo, in cui fin dai primi schizzi l’esterno comunica naturalmente con l’interno. Per farlo, evolve le sue linee, che da tese e dinamiche si fanno sinuose ed essenziali e tracciano lo spazio infinito della Fun Island: «Volevamo creare una barca in cui fosse enfatizzato al massimo il concetto di apertura, di trasparenza e che contenesse anche un cambiamento radicale nei confronti del rapporto con la natura. Così, introducendo la Fun Island, Seadeck è di fatto un’isola galleggiante che permette all’armatore di distaccarsi dal suo quotidiano e vivere in totale contatto col mare», racconta Alberto Mancini.

Matteo Thun e Antonio Rodriguez declinano nella concezione degli interni della Serie Seadeck la filosofia conscious che contraddistingue il loro approccio all’architettura. Quello con Azimut è un incontro nato dalla condivisione di valori precisi: il desiderio di lavorare in sottrazione per lasciar emergere «il cuore» degli ambienti, dove è più facile «sentirsi bene», la ridefinizione del lusso in chiave di benessere e la scelta di materiali naturali o riciclati. È il caso del sughero – antico e mediterraneo, capace di rigenerarsi spontaneamente – che prende il posto del teak. «Preferiamo parlare di consapevolezza piuttosto che di sostenibilità», commentano Matteo Thun e Antonio Rodriguez. «Una filosofia che determina il nostro modo di fare architettura. Noi cerchiamo di lavorare per sottrazione, perché ridurre significa durabilità, sia tecnica sia estetica. E una barca deve durare nel tempo ed essere bella per sempre».