Da Ginevra a Ginevra, in dodici mesi vissuti intensamente alla guida del design di uno dei marchi di auto sportive più appassionanti del mondo. Incontriamo Mitja Borkert sullo stand della rassegna svizzera, là dove un anno prima la casa del Toro ha annunciato ufficialmente la sua investitura di direttore del design Lamborghini, quale successore di Filippo Perini, ruolo in cui risponde direttamente al capo dell’R&D Maurizio Reggiani. «Per me è un sogno diventato realtà, persino quando ero alla Porsche seguivo sempre ciò che Walter de Silva e Filippo facevano a Sant’Agata», racconta Borket.

Lamborghini

In effetti, il concetto di sogno realizzato si applica all’intero percorso professionale di Mitja Borkert, nato 43 anni fa nella Germania dell’Est, quando sulle strade circolano ancora le famigerate Trabant. La caduta del Muro di Berlino apre opportunità inattese, che per lui si concretizzano con la laurea in Transportation Design all’Università di Scienze Applicate di Pforzheim, e poi l’ingresso al design Porsche nel 1999, dove diventerà prima responsabile dell’Advanced Design e, dal 2014, direttore dell’Exterior Design.

Lamborghini

E ora Lamborghini. Roba da fare invidia a qualunque aspirante designer, ma Borkert non si monta la testa. «Guardo alla storia del marchio e a chi mi ha preceduto. Ci sono personaggi come Marcello Gandini, che ho avuto il piacere di incontrare di recente a Torino. Lui ha introdotto elementi fondamentali nel nostro Dna, disegnando vetture che sono tuttora un riferimento. Certo, sappiamo che Lamborghini non fa mai modelli “2.0”, la nostra filosofia vuole che si parta ogni volta da foglio bianco, ma è mia intenzione rafforzare questo Dna».

Lamborghini

Riferimento formale per eccellenza è per lui la Countach originale di Gandini, portatrice di stilemi che vedremo, reinterpretati, anche in futuro. «In ogni Lamborghini deve essere presente una linea centrale», spiega mentre traccia una silhouette, «e anche il segno diagonale sul cofano, così come i tratti diagonali sullo specchio di coda. Poi useremo di più il tipico arco “accelerato” del passaruota posteriore. E non dimentichiamo che una Lamborghini si riconosce anzitutto dalle proporzioni che tutti ci invidiano, con un corpo vettura estremamente basso e ricco di spigoli».

Lamborghini

Quelle stesse proporzioni, assicura Borkert, saranno riscontabili anche sulla Urus, l’atteso sport utility che, come dichiarato dal presidente e AD Stefano Domenicali, verrà lanciato a fine anno. Un progetto che al suo arrivo il designer tedesco ha trovato quasi completato, ma di cui ha potuto affinare alcuni dettagli. La sua opera prima, di fatto, è però la Centenario Roadster, presentata alla Monterey Car Week in California nell’agosto scorso. «Era appena statasvelata la Centenario coupé a Ginevra e con Alessandro Salvagnin, responsabile delle Concept e dell’Advanced Design, ci siamo messi subito al lavoro per la versione aperta».

Lamborghini

Sono seguite la Aventador S, «portavoce del purismo della marca, con linee affinate ed essenziali», e la Huracan Performate svelata quest’anno a Ginevra, «perfetta espressione del mood del nostro centro stile, i ragazzi sono come me appassionati di corse, moto e aviazione». Degli altri progetti in corso, ovviamente, Borkert non può ancora parlare. Ma tiene a precisare: «L’anno trascorso alla Lamborghini è stato il più creativo di tutta la mia carriera».

Articolo completo su Auto&Design n. 224