L’importante, sottolinea Michael Mauer, «è che non ci fosse un brusco cambiamento d’identità; anzi, che la nuova vettura fosse ancor più Porsche del modello precedente». Parla, il responsabile del design della casa di Stoccarda, della nuova Cayenne: non un facelift come quello di due anni fa, ma un’auto tutta nuova, come facilmente testimoniano – styling a parte – il passo allungato di 40 millimetri e la lunghezza totale a più 48, ma anche la riduzione di peso di ben 180 chilogrammi (trazione integrale più compatta e uso dell’alluminio per il cofano motore e le portiere).

Non ultimi, al rinnovamento del modello contribui-scono i motori, che consumano il 20% in meno nella versione V6 di 3,6 litri e 300 cavalli, il 23% con il V8 di 4,8 litri, sia quello aspirato da 400 cavalli, sia la versione turbo da 500 cavalli. Oltre al diesel (V6 di 3 litri e 240 cavalli) c’è ora – i tempi lo impongono – anche una versione ibrida: un V6 benzina turbo da 333 cavalli accoppiato a un motore elettrico da 47 cavalli. «Con la prima generazione della Cayenne – spiega Mauer – entravamo in un nuovo segmento e dovevamo dimostrare di saper fare un SUV. Con la nuova generazione, ormai affermati in questo segmento, abbiamo potuto avvicinarci molto di più all’identità di marca, con una vettura più leggera, più sportiva, drammaticamente più dinamica, come un atleta bene allenato».

All’identità di marca – regno incontrastato dei designer – ha provveduto quell’insieme di stilemi che fanno della Porsche una Porsche, anche se poi la piattaforma è la stessa della Volkswagen Touareg: il suo DNA, insomma, è legato a filo doppio all’icona della marca che è la 911.

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