Più larga e più bassa rispetto al modello precedente, con un passo più lungo e gli sbalzi ridotti, l’abitacolo spostato all’indietro, la nuova Mazda3 trasferisce anche alle vetture di piccola stazza quella filosofia di design – Kodo, ovvero l’essenza di movimento ispirata alla bellezza e alla forza della natura – che la casa giapponese aveva già sperimentato con successo su vetture più grandi, come Mazda6 e CX-5. «Il nostro intento – spiega Koji Tabata – era di dare vita a un concetto di design che esprimesse l’”anima del movimento”, caratteristico anche della filosofia di design Kodo.

Tabata è il chief designer responsabile di questa nuova Mazda, i cui primi vagiti risalgono al 2010 con una fase iniziale che vide coinvolti quattro studi di design: Hiroshima, in funzione centrale, affiancato da Europa, Nord America e Yokohama. Il cammino si sarebbe poi concluso a Hiroshima, con una serie di modelli in scala e alcuni a grandezza naturale (prodotti anche nello studio nordamericano), con la collaborazione di Tsuchida Yasutake (Hiroshima) per gli esterni, di Julien Montousse venuto dall’America che ha sviluppato il tema degli interni, di Ogawa Masato che ha poi seguito gli interni fino alla produzione, e di Teraoka Shiyunsuke (Hiroshima) per color&trim.

La svolta decisiva, ricorda Tabata, risale all’inizio del 2011: «In quel bozzetto era espresso il movimento che racchiudeva l’accelerating sense, il senso di accelerazione, un concetto che attraverso un’attività da modellazione scultorea siamo riusciti a trasformare in una forma finita».

«Applicato a Mazda3, il design Kodo simboleggia l’enfasi di un design che infiamma il cuore al primo sguardo, preannunciando una nuova e imminente eccitante esperienza».

A loro volta gli interni, curati in base a esigenze di ergonomia e comfort, sono dettati da un nuovo criterio che la casa giapponese sembra destinata ad adottare anche per altri modelli: la divisione dell’abitacolo in due zone collegate dalla consolle centrale asimmetrica, la prima formata da un posto di guida racchiuso in modo da sembrare autonomo grazie alla posizione funzionale dei comandi, la seconda – per il passeggero – immersa invece in un’atmosfera aperta e spaziosa.

Articolo completo su Auto & Design n. 202