“Beast Mode”, modalità bestia. Si presenta così, con un concetto di design forte e senza mezzi termini, la sesta generazione del pickup Mitsubishi, cui soltanto la tipologia utilitaristica del veicolo impedisce – a differenza del Suv Xforce presentato di recente – di esprimere completamente la nuova filosofia di design della casa giapponese, la Timeless Modernity, fatta di semplicità ma in un design forte, destinata a dettare tutte le Mitsubishi del futuro e già anticipata l’anno scorso dal concept XFC.

Mitsubishi Triton-L200

Incontro tra passato e futuro
La Triton, che in molti mercati come in passato si chiamerà L200, è quindi – come spiega Alessandro Dambrosio – «un punto d’incontro fra passato e futuro». Braccio destro del responsabile del design Mitsubishi Seiji Watanabe, Dambrosio è l’Executive Design Director alle cui dipendenze ci sono un gruppo di Product Design Director che si occupano dei vari progetti: fra di loro Norihiko Yoshimine, che con Dambrosio spartisce la paternità della Triton (anche se, va precisato, il progetto era stato avviato da Tsunehiro Kunimoto che era a quei tempi – 2018 – a capo del centro stile).

Mitsubishi Triton-L200

Calandra tridimensionale
Rispetto alla quinta generazione le caratteristiche principali degli esterni, ai quali hanno lavorato i designer Goto e Koike, sono un aspetto più muscoloso e solido, un frontale con un forte senso di presenza ed efficienza, uno stile orizzontale che mette in risalto la larghezza. Gli interni, con la firma di Tsuruta, sono di classe e altamente funzionali. «C’è più Mitsubishità», sintetizza il presidente Takao Kato. A cominciare dal frontale. «Il Dynamic Shield, la nostra calandra, non è più bidimensionale ma tridimensionale», spiega Dambrosio: «È più squadrato, più geometrico, più robusto: esprime maggiormente un senso di protezione e sicurezza. Abbiamo mantenuto l’utilitarietà del modello precedente, che era più organico e morbido: questo è boxy, affidabile, capace di tutto».

Mitsubishi Triton-L200

Interni funzionali
Fa eco Yoshimine: «Più audace, meno sportivo e più squadrato, con i penetranti gruppi ottici a Led che sembrano lo sguardo di un falco, ma al tempo stesso riconoscibile come un prodotto Mitsubishi. E poi l’interno è molto funzionale, con un design geometrico come quello di un caccia. Ci siamo anche concentrati sulla qualità dei materiali, con l’uso di tessuti morbidi e finiture 3D, e sui colori».

Mitsubishi Triton-L200

Sembra un pickup da corsa
E’ stato un lavoro complesso, perché di fatto il Triton è una famiglia di sei diversi pickup: cabina singola e cabina doppia, versione di lusso e versione da lavoro, più le variazioni “regionali”: «Per esempio in Australia – osservano ancora Dambrosio e Yoshimine – il 60-70 per cento dei clienti vuole la barra anteriore anti-canguri, mentre in Tailandia il mercato richiede un pickup più sportivo, tant’è che abbiamo già presentato un concept LowRider a due porte, molto basso, con pneumatici larghi, che sembra un pickup da corsa».

Mitsubishi Triton-L200

Il lavoro sull’aerodinamica
C’era poi la questione della riduzione del CO2: «Quindi un grande lavoro di aerodinamica, che in un pickup non è facile», dice Dambrosio: «Abbiamo lavorato molto sul paraurti anteriore, sui montanti posteriori dell’abitacolo, sul tetto». In parallelo con la motorizzazione: un diesel “pulito” di 2,4 litri che viene offerto in tre versioni di diversa potenza, con un cambio a sei velocità, automatico o manuale.

(Articolo completo in A&D no. 263)