Continuità e innovazione, due concetti che possono fare a pugni; in ogni caso, come ammette Mark Lloyd, si è trattato di «un esercizio molto difficile». Sostituire una vettura di successo come la C3 – oltre due milioni di esemplari in sette anni – è una sfida nella sfida: non solo, infatti, si affrontano le incognite del mercato, ma si gioca anche contro un avversario domestico.
«Tutto sta a trovare un giusto equilibrio», spiega Lloyd, da poco meno di un anno responsabile del design Citroën: «Quando si sostituisce una vettura di grande carattere e successo ci si interroga sempre sulla validità dell’approccio scelto, ma in questo caso credo che abbiamo saputo dare le giuste risposte». Lui e, prima di lui, Oleg Son, già responsabile della precedente C3, poi di C2, C4 e C4 Picasso: «Io sono arrivato che il più del lavoro era già stato fatto», sorride in un eccesso di modestia: «Sono soltanto la babysitter».
«Un autentico rinnovamento per la marca», afferma Frédéric Banzet, direttore centrale della casa francese. È ferma l’intenzione di fare della nuova C3, presentata al salone di Francoforte, la portabandiera europea del segmento B giocando su tre elementi: uno stile più essenziale, finiture di alto livello, una struttura intelligente che offre un’abitabilità eccezionale. Ci sono voluti quattro anni – dai primi bozzetti nell’autunno 2005 – per farne una realtà, in un complesso esercizio di design.
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