Il nuovo palcoscenico del teatro mondiale dell’auto è la Cina. Quella che poteva sembrare un’affermazione azzardata all’inizio degli Anni Novanta o almeno un po’ troppo ottimistica una decina di anni or sono è diventata più reale delle più rosee previsioni (con un anticipo di circa dieci anni rispetto alle parole dei più accreditati esperti e analisti). Ed il Salone di Pechino che ha aperto il sipario il 23 aprile scorso ne è la conferma ufficiale: «Abbiamo in questo salone il maggior numero di marchi di ogni altro Motor Show nel mondo», ha detto Wang Xia, il capo del comitato organizzatore.
I numeri, come sempre in questo Paese, sono da capogiro: 990 modelli esposti in oltre 200 mila metri quadri, per un pubblico atteso di circa 1 milione di visitatori, in un contesto di boom senza precedenti delle vendite che ha espresso un +47,8% nel 2009 (per un totale immatricolato di oltre 13 milioni di vetture che hanno fatto diventare la Cina il primo mercato mondiale), con un picco di +83,5% nel solo mese di dicembre dell’anno scorso.
Una progressione che è la più alta degli ultimi sei anni e, fatto non trascurabile, la crescita si è concentrata in particolare sulle vetture piccole e medie a testimoniare una crescente capacità di acquisto del ceto medio, non solo le ampie disponibilità delle fasce sociali più abbienti. E l’effervescenza continua senza cedimenti, anzi, evidenziando nei primi quattro mesi del 2010 oltre 4,5 milioni di unità vendute. Come ulteriore stimolo, da gennaio 2010 le tasse sui veicoli con motori di cilindrata inferiore a 1600 cm3 sono state ridotte dal 10% al 5%.
Se l’America soffre e l’Europa langue statica, qui è il Klondike delle quattro ruote e mai nella storia dell’automobile è esistito un solo Paese con così tanti costruttori (oltre un centinaio), soprattutto con così tanti nuovi progetti in fase di sviluppo o di ideazione. Nessuno nel mondo automotive può fare più a meno della Cina, di un drago così aggressivo da rendere legittime paure e perplessità, eppure oggi l’unico capace altresì di generare opportunità impensabili altrove.
L’articolo continua su Auto & Design n. 183