Da icona del design a driving machine. Così all’Audi sintetizzano l’evoluzione della TT, l’auto che ha fatto dei quattro anelli un marchio di design. La sua storia copre un arco temporale di vent’anni e attraversa diversi stadi evolutivi: dalla concept car svelata nel 1995 e diventata poi nel 1998 un coupé di serie dagli inconfondibile tratti geometrici, alla seconda generazione lanciata nel 2006, sino ad arrivare alla terza TT, che ha debuttato quest’anno a Ginevra.
Mettere a confronto le tre generazioni è indispensabile per comprendere come sia nato il nuovo coupé, ed è quanto abbiamo fatto con i suoi autori, incontrati ad Ingolstadt in una grande sala di presentazione. «La prima TT aveva numerosi stilemi che la rendevano iconica», racconta Jürgen Löffler responsabile del design esterno. Come in ogni progetto, l’attenzione si è focalizzata per prima cosa sull’architettura e sugli elementi estetico-formali più forti: «La prima TT aveva un disegno a tre volumi, con il corpo vettura che costituiva la base d’appoggio per il padiglione. I margini del
montante posteriore erano molto netti, così come gli archi dei passaruota. Nella generazione successiva, ai tratti geometrici sono state preferite superfici più raccordate, in sintonia con gli altri modelli Audi. Nella nuova TT abbiamo invece voluto riprendere e reinterpretare alcune delle caratteristiche d’origine».
Sono stati così definiti i montanti innestati nel corpo vettura, i passaruota più demarcati, l’ampio raggio di curvatura della base del lunotto. La sportività del modello è stata riconfermata anche con dettagli quali i terminali di scarico ravvicinati, il tappo del serbatoio dall’accurato look meccanico, lo specchio retrovisore applicato sulla spalla, tipico della TT. Dalla seconda generazione è stato invece mediato il tetto più teso e filante che aveva sostituito il precedente a cupola. Il montante C è però “tagliato” alla base, ma presenta una svasatura che lo irrobustisce per effetto del nuovo disegno del finestrino che termina con una leggera piega verso la ruota posteriore.
Il tutto naturalmente in totale coerenza con l’ultima generazione di modelli Audi, in particolare la gamma delle sportive che prevede la calandra single frame intagliata nella lamiera e i quattro anelli spostati sul cofano, diventato più ampio e piatto. «E’ come un atleta sui blocchi di partenza, pronto allo scatto. Lo sguardo determinato a vincere è espresso dai fari, che includono dei tratti verticali ispirati alla nostra vettura di Le Mans», prosegue Löffler.
Quegli elementi a Led sono praticamente gli unici, brevi, segni perpendicolari in un frontale che si sviluppa per lunghe linee orizzontali, tema ripreso anche nello specchio di coda per consegnare un’immagine di vettura ben posata al suolo. «A legare la scultura nel suo insieme provvede la nostra tipica tornado line in fiancata», prosegue Löffler facendo notare la continuità di disegno anche all’interno dei gruppi ottici.
Questi ultimi sono di taglio geometrico e convergono verso il centro della vettura, un tema ripreso anche all’interno: osservato in pianta, il cupolino copri-strumenti è a forma di freccia, come per orientare il focus sulla strada. La vera rivoluzione è però la strumentazione stessa, con il cockpit virtuale riconfigurabile in diverse modalità.
«Per l’abitacolo avevamo cinque obbiettivi chiave», racconta Artur Deponte, che ha seguito l’interior design. «Doveva essere iconico, con i diffusori aria circolari come nelle prime due TT, capace di trasmettere la “joy of use” riferita dai clienti, focalizzato sul guidatore, dotato di un nuovo cockpit con visualizzazione scelta dell’utente. E, infine, connotato dal sex appeal delle superfici».
L’articolo continua su Auto&Design n. 207