La Ford GT è stata, a buon diritto, l’innegabile stella del NAIAS 2015, dove è stata infatti svelata quella che, da mera supposizione, si è trasformata in fiorente realtà come terza generazione della GT40, la prima vettura con cui la Ford aveva vinto la leggendaria 24 Ore di LeMans nel 1966.
Il design è il prodotto di un team molto ristretto: in totale, solo sei designer hanno lavorato alla vettura. L’operazione, iniziata nella massima segretezza nel novembre 2013, si è svolta nel piano interrato dello studio di design Ford di Dearborn.
L’obiettivo? «[La GT] doveva realmente rappresentare la direzione del marchio e l’innovazione, guardare al futuro e trasmettere una sensazione di leggerezza ed efficienza», ha spiegato Todd Willing, al tempo capo del design esterno Ford per le Americhe.
Ogni aspetto del design – le “narici” del cofano, la fusoliera rastremata, le pinne aerodinamiche dietro i montanti C e persino il design dei fanali posteriori – è orientato alla performance. Tutti i componenti hanno una funzione intrinseca, ma sono anche bellissimi.
«Abbiamo esaltato tutti gli elementi funzionali di questa vettura», ha aggiunto il responsabile del design esterno Garen Nicoghosian, «che si è ristretta all’essenziale. È davvero costruita per uno scopo e rende omaggio alla sua storia passata».
Il design non è solo una delizia per gli occhi: tutti i componenti sono indispensabili per la funzionalità e se alcuni richiamano inequivocabilmente alla memoria l’originale del 1966, l’insieme è incredibilmente moderno e basato sull’aerodinamica. Le forme della GT non potevano essere create altrimenti che adottando la tecnologia dei materiali compositi.
«Abbiamo avuto molta più libertà di quella che ci è normalmente consentita quando andiamo in produzione», ha proseguito Willing. «Tutti questi elementi visivi da sogno sono resi possibili dal fatto che per il design abbiamo usato materiali compositi all’avanguardia».
I pannelli di carrozzeria in fibra di carbonio della GT assicurano anche efficienza e leggerezza, tuttavia è la configurazione con motore centrale che ha realmente consentito ai progettisti di creare il design “termoretratto”.
«Il layout del motore determina effettivamente le dimensioni, la presenza su strada, l’altezza e le proporzioni», ha affermato Craig Metros, che lo scorso giugno ha sostituito Willing nel ruolo di capo del design esterno per le Americhe.
Gli interni hanno forse rappresentato l’aspetto più impegnativo del design. Ogni elemento doveva essere considerato attentamente per assicurare la massima sicurezza e leggerezza e tutti sono stati integrati nella scocca in fibra di carbonio, mentre le frivolezze non essenziali sono state eliminate.
Con la forma dell’abitacolo dettata dalla struttura in fibra di carbonio, il team di design ha dovuto essere particolarmente creativo: ha troncato il pannello strumenti e riposizionato le uscite d’aria sulle porte, il che facilita anche l’ingresso e l’uscita.
«Quando le affascinanti porte si chiudono, le uscite d’aria bloccano la plancia [in posizione]», ha precisato con entusiasmo il capo globale del design degli interni Amko Leenarts. «Sembra quasi una funzione di sicurezza: chiude l’intero abitacolo in un unico flusso».
I sedili sono anch’essi fissi, un particolare già visto sulla showcar Peugeot Onyx supervisionata dallo stesso Leenarts, mentre i pedali e il volante sono regolabili.
«Quando si indossa la cintura di sicurezza, tutti i comandi devono essere raggiungibili», ha osservato il responsabile del design Bill Mangan, «ma ciò ha determinato anche una nuova estetica. In termini architettonici abbiamo collocato gli elementi dove prima non c’erano e tutti i comandi sono stati spostati sul lato frontale del volante».
I designer hanno potuto giocare anche con i colori e i materiali.
«Se si osservano gli elementi in pelle bianca [del pannello strumenti], quelli in realtà sono gli airbag», ha chiarito Leenarts. «Sono un richiamo alla purezza delle performance».
Le palette del cambio al volante sono in alluminio lavorato anodizzato in berillio, il più leggero dei metalli alcalino-terrosi comunemente usati per le vetture da competizione. «Si coglie il messaggio sportivo», ha puntualizzato Mangan. «Abbiamo lavorato tutte le superfici per ridurre il peso e aumentare il controllo».
Cosa significa dunque la GT per il futuro della linea di prodotti Ford?
«Ora stiamo lavorando a questo veicolo ed esercitando la nostra influenza per quanto ci è possibile», ha concluso Nicoghosian. «Siamo impegnati ad assicurare una linea di prodotti simmetrica e sinergica, nel rispetto però di quanto abbiamo creato qui».
L’articolo continua su Auto&Design n. 211