È l’anno del giaguaro. The year of the cat, dicono gli inglesi, dando per scontato che quel cat, quel gatto, nel mondo dell’automobile non possa essere che un big cat, un grande gatto, insomma una Jaguar. La gloriosa casa inglese compie ottant’anni e, anziché invecchiare, ringiovanisce. Sotto la spinta di Ian Callum, che negli ultimi anni ha cambiato il volto di un marchio che pareva destinato a giocarsi – nel bene ma ormai anche nel male – l’eredità di icone come la Mark 2 o la E-Type. Ci voleva coraggio e la svolta – otto anni fa con la XF – non è stata indolore. Ma la scommessa sembra avere pagato. Jaguar ha un nuovo volto, ben riconoscibile, addirittura un’aria di famiglia, dall’ammiraglia XJ alle sportive più rabbiose, che prima mancava e che non fa rimpiangere le bellezze del passato. Quest’anno, per celebrare gli 80 anni, la casa inglese ha commercializzato la XE, “piccola” berlina sportiveggiante già presentata l’anno scorso al salone di Parigi, ha lanciato in primavera a New York la nuova versione della sua “media”, la XF, e si prepara a calare i veli che ancora avvolgono l’atteso SUV di cui per ora si conosce soltanto il nome, F-Pace. «Il tempo – dice Callum – ci ha dato ragione. Volevamo dare un nuovo volto al marchio e ci siamo riusciti».
Della XE, che commercialmente sostituisce la X-Type ma è molto di più, anche perché è prodotta in un nuovo stabilimento a Solihull (casa di Land Rover) e si propone di raddoppiare (dalle attuali 80 mila unità) la produzione Jaguar, Callum parla con entusiasmo. La definisce “molto drammatica” e spiega: «E’ la prima volta che in una berlina abbiamo avuto la possibilità di partire da zero, senza ereditare da qualche altra vettura. Nuova piattaforma, nuovi motori, nuova trasmissione, nuove sospensioni, tutto nuovo». E ammette di averle voluto dare un cofano motore «più lungo di quanto fosse necessario», con l’obiettivo di rendere più evidente lo schema di motore anteriore e trazione posteriore. I parafanghi anteriori ribassati, uno sbalzo ridotto, un buon passo (il migliore nel suo segmento) le conferiscono carattere e soprattutto, sottolinea Callum, la fanno «sembrare una Jaguar». «E’ quello che dicono tutti, e questo mi rende felice: significa che non ci si aspetta più da noi una Mark 2, che il transito del nostro design da A a B è stato effettuato con successo. E’ una Jaguar, ma in un nuovo formato». Lunga 4,672 metri, è realizzata per il 75% in alluminio: rigida ma leggera, attorno ai 1500 kg.
Anche gli interni, a cui hanno lavorato Mark Phillips e Wayne Burgess, rispecchiano la ricerca di semplicità stilistica che contraddistingue gli esterni venuti dalla matita di Adam Hatton e dello stesso Burgess, con la collaborazione di Julian Thomson (advanced design). «Non volevo nulla di complicato – afferma Callum – ma un posto di guida ideale, dinamico, un cockpit perfetto, un equilibrio fra plancia e consolle centrale, con le porte avvolgenti».
La XF di seconda generazione, presentata al salone di New York, ha perso in favore della XE la qualifica di più piccola fra le Jaguar. Lasciate alla XE le caratteristiche più sportiveggianti, è oggi «più tranquilla», nelle parole di Callum, più vettura da «young executive», con più spazio per i sedili posteriori, il tettuccio più alto, «anche senza cambiare fondamentalmente il suo Dna», soprattutto senza alterarne il muso «che ora è diventato così tipicamente Jaguar». Con la calandra alta che esprime fiducia nel nuovo corso, gruppi ottici più filanti grazie all’uso dei Led, una silhouette da coupé accentuata da un passo più lungo e da uno sbalzo anteriore ridotto, la linea di cintura abbassata, la spalla più marcata, rappresenta l’optimum nella nuova filosofia di design del “big cat”. «Una o al massimo due linee di carattere, questo è il mio credo», spiega Callum: «Tutto il resto è subordinato. E’ una questione di priorità, nella ricerca di pulizia stilistica ed eleganza».
Parlando di interni, la XF mantiene la plancia metallica della prima serie, ovviamente in linea con le nuove tecnologie (lo schermo interattivo, per esempio). Il volante è più sportivo, i sedili, soprattutto quelli posteriori, più avvolgenti. «Un’evoluzione, piuttosto che una rivoluzione, negli interni come negli esterni», osserva Callum.
E la F-Pace? «Completerà la nostra gamma: tre berline – una sportiva, una sofisticata, una lussuosa -, un Suv, una sportiva». Ricalcherà molto il concept C-X17 presentato due anni fa a Francoforte. Servirà anche a «consolidare l’aspetto visivo del design Jaguar e a sottolineare il family feeling, cioè la continuità di stile che neppure le Jaguar di Sir William Lyons avevano».
L’articolo continua su Auto & Design n. 213