Se si rileva di fronte a Mark Adams, a capo del design Opel dal 2002, che l’Astra di sesta generazione esibisce tratti decisi, carichi di energia, lui risponde subito: «È vero, ma sono anche molto puliti». E regala a quest’espressione un sapore tutto germanico, lontano dal minimalismo sottile di certe proposte della concorrenza.

Opel Astra

Poche linee forti
Qui l’economia degli elementi («Non volevamo alcun accenno di overdesign») si risolve parimenti in una loro maggiore incisività: «L’auto è attraversata da poche linee che le assicurano un’intelaiatura visiva forte, da tutti i lati. Sulle fiancate, per esempio, una curva appena sotto la cintura si stempera nei passaruota e crea una consistenza ben studiata. Tutti notano il Vizor, la nostra nuova calandra, ma l’impatto complessivo è legato a un lavoro molto più articolato».

Opel Astra

“Muscoli controllati”
In tal senso i riferimenti corrono alla GT X Experimental, prototipo del 2018 che indicava la successiva impronta di stile della Casa, da cui discende fra l’altro il criterio della “bussola”.
Nell’insieme, il linguaggio ha già conosciuto una prima applicazione sulla più piccola Mokka, ma stavolta si declina in una chiave decisamente più matura, che Adams riconduce tanto alle proporzioni, quanto a un’interessante gestione delle superfici: «L’Astra è naturalmente molto più bassa e profilata rispetto a una crossover, specialmente nelle versioni cui è associato il tetto nero. Ciò non ha spinto, però, a sottolineare la sportività con insistenza: mentre la Mokka è sfacciata, orgogliosa delle sue forme, qui abbiamo preferito puntare su muscoli “controllati”».

Opel Astra

Interni solidi
Tale atletismo, secondo il designer, non si lascia peraltro diluire dalle molte componenti in comune con l’ultima Peugeot 308 (parabrezza, finestrini anteriori e lamierato del padiglione): «Sono elementi scelti insieme al team del Leone, perché si prestavano bene a entrambi i progetti». Il sentore tedesco torna prepotentemente a imporsi in un abitacolo in cui «i due schermi sulla plancia, quello del sistema d’infotainment e l’altro dedicato alla strumentazione, vengono separati da un interstizio di appena mezzo millimetro» grazie alla solidità della cornice, esibendo poi un cristallo esteso fino all’estremo margine disponibile e recuperando così un ulteriore spunto della GT X.

Opel Astra

Il layout del sistema infotelematico
Non mancano neppure finezze quali «il “poggiapollice”, che consente di orientare la mano nel modo più corretto per operare rapidamente e precisamente sul touchscreen», gli ormai classici comandi del climatizzatore separati e «le icone attraverso cui recuperare le proprie configurazioni preferite per i servizi di bordo, disegnate a forma di modelli Opel».

Opel Astra

Spirito berlinese
Quest’ultimo dettaglio diverte particolarmente Mark Adams e, a sorpresa, si rivela significativo poiché «rappresenta appieno quella facilità di approccio cui teniamo molto, in quanto legata al pragmatismo tedesco». Nessun pericolo, però, di inciampare nell’austerità: «Spesso si associa la Germania allo stereotipo della qualità piatta, poco creativa. Ma oggi il Paese è molto diverso, attraversato da una vibrazione moderna, basti pensare a città come Berlino. Ecco lo spirito che intendiamo comunicare su ruote».

(Articolo completo in A&D n. 251)