Per addentrarsi nell’accidentato territorio delle crossover compatte, verso i suoi confini superiori, la consegna partita dal Giappone (e sapientemente sviluppata dal centro stile Lexus ED2 nel sud della Francia) suonava chiara: investire sull’abitacolo e sulla compenetrazione fra vettura e ambiente circostante, anche attraverso la relazione pilota-tecnologia.

«Il pubblico ideale di questa concept è costituito da giovani urbani iperconnessi, abituati a maneggiare l’elettronica e capaci di riconoscere le novità di valore», conferma Alexandre Gommier, responsabile del design degli interni. «Per questo abbiamo puntato su un’impostazione ultramoderna e scenografica, senza temere di esagerare». Così l’abitacolo si arricchisce di comandi a sfioramento, cristalli elettrocromici, un singolare dispositivo audio estraibile e, soprattutto, un display olografico concepito per incidere sulla percezione dello spazio. Dove ci si attenderebbe lo schermo dell’infotainement, qui viene proiettato un disco, costellato dalle icone di servizio, che appare al di là del parabrezza, in linea con il campo visivo di chi guida.

«Oltre al beneficio in termini di sicurezza, l’ologramma “avanzato” determina un profondo effetto di contaminazione fra l’abitacolo e l’esterno: proprio ciò che cercavamo», spiega il designer. «Si tratta di una soluzione di grande impatto, cui se ne affiancano altre, come i montanti anteriori in lamelle di plexiglass ancorate a una struttura in alluminio, che enfatizzano l’assenza di separazione». Obiettivo, ridisegnare la fruizione della vettura in chiave più coinvolgente, meno asettica: miscelare esterno e interno significa sottolineare l’emozionalità, specie su una crossover, poiché rimanda alle origini tout-terrain della categoria e all’archetipo del veicolo aperto e vivibile.

«I sedili, poi, ci hanno concesso un’eccezionale occasione per eliminare ulteriori barriere», prosegue Gommier. «Infatti, pur massimizzando l’ergonomia grazie alla struttura basculante, i Kinetic Seats rinunciano a qualunque imbottitura e disintegrano quindi il filtro visivo degli schienali».

Sulla carrozzeria emerge la tipica partitura di spigoli della Casa: «In Lexus due linee non cadono mai perpendicolarmente, è il nostro tratto distintivo rispetto ai tedeschi», ribadisce Stefan Rasmussen, a capo del design degli esterni. I due importanti muscoli sui passaruota anteriori, però, non si limitano a creare un’ardita costruzione di volumi.

S’insinuano sotto il parabrezza, originando due schermi per i retrovisori ai lati della plancia e determinandone la porzione centrale ribassata, dunque ridisegnandone il layout. Il metallo risale dalle ruote, simbolo meccanico per eccellenza, fino a mettere in forma il ponte di comando del guidatore: un’ulteriore, definitiva conferma di simbiosi fra gli opposti.

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