Molte delle concept car viste di recente in occasioni come l’IAA di Monaco spingono a chiedersi quale destino attenda i costruttori di auto di lusso: i progressi nell’elettrificazione, che sembrano andare a braccetto con quelli sulla guida autonoma, trasformeranno davvero le berline e le GT in veicoli indefiniti con forma da crossover e interni stile salotto? E quanto piace davvero questa prospettiva agli acquirenti delle grandi e potenti granturismo attuali?
Nel corso di un evento recentemente tenutosi a Milano per celebrare l’apertura del nuovo showroom Bentley di via Grassi, i rappresentanti del marchio britannico hanno voluto riportare l’attenzione sui principi cardine del brand a due anni dalle celebrazioni per il centenario, nel 2019, nonché sul forte legame tra innovazione e tradizione che guida l’evoluzione dei prodotti. Da un lato, l’arrivo di motori elettrificati, che porterà ad avere un’opzione “green” nella gamma di ogni modello entro il 2025, fino al passaggio definitivo alla propulsione elettrica dal 2030, dall’altro la spinta verso la personalizzazione, le tecniche e i materiali ricercati del programma Mulliner.
Con l’occasione, abbiamo chiesto a Balazs Rooz, Regional Director Bentley Motors Europe, come cambierà l’approccio al design in relazione ai nuovi orientamenti. «La nostra visione del futuro è perfettamente riassunta dalla concept car EXP 100 con cui abbiamo festeggiato il nostro centenario: è un’auto elettrica veloce e potente che fa convivere la guida autonoma e quella tradizionale, con interni high-tech digitali che richiamano strumenti ed elementi classici, per dare la massima gratificazione al cliente».
La EXP 100 conferma che il compromesso è possibile: interni comodi e spaziosi si abbinano a linee tese e un design che evolve direttamente quello delle attuali GT, ma soprattutto illustra un approccio differente anche alla costruzione: dalla vernice al legno per gli interni al tessuto dei sedili, tutto ha un aspetto perfettamente in linea con gli standard di lusso ma è ottenuto da materiali di recupero, sottoprodotti di lavorazione agroalimentari e legname da alberi già caduti, dimostrando che si può avere un approccio più responsabile senza tradire la propria immagine aristocratica.