Era stato Adrian van Hooydonk, nel 2002, a disegnare gli esterni della BMW Serie 6 di seconda generazione. Si può così comprendere l’apprensione con cui Nader Faghihzadeh, ora che Van Hooydonk è a capo del design BMW, ha affrontato con i suoi collaboratori il compito di dare un nuovo volto alla terza generazione della sportiva bavarese. Una tensione – è lo stesso Van Hooydonk a riconoscerlo – che ha seguito passo passo la nascita di questa vettura, presentata in forma di concept al salone di Parigi e destinata a esordire come auto di serie all’inizio del 2011, prima del salone di Ginevra.

Una tensione, però, che ha dato i suoi frutti: i valori tradizionali della BMW, abbinati a un linguaggio formale futuristico, hanno infatti generato una sportiva affascinante; tanto che lo stesso responsabile del design ammette: «È più elegante e al tempo stesso più sportiva della precedente. Sono cambiate le proporzioni, è più lunga, più larga e più bassa, il passo è aumentato e lo sbalzo diminuito. Anche l’interno è più elegante, con linee fluide che collegano la plancia alle porte e alla console centrale, disegnato attorno al guidatore con un’asimmetria che nella tradizione BMW crea un marcato effetto cockpit».

Questa Serie 6 è molto importante per la casa bavarese perché – dice Van Hooydonk – «la filosofia del design BMW è sempre rivolta al coupé». Il DNA, in effetti, rimane lo stesso del passato: proporzioni atletiche, linee sportivo-eleganti, stilemi tipici come il cofano motore allungato, lo sbalzo anteriore tenuto corto, l’abitacolo arretrato e un profilo basso con la linea del tetto molto filante. «Negli Anni 70 le forme erano un po’ rigide, ma c’era già tensione». Oggi, semmai, «c’è molta più scultura». Ma c’è anche, nelle intenzioni BMW, «una definizione nuova di piacere di guida e di esclusività in una 2+2 di classe superiore».

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