Si chiama GFG Style, dalle iniziali del maestro Giorgetto più quelle di Fabrizio Giugiaro: è l’inedita, promettente cornice imprenditoriale in cui si esprime la fertilità creativa di due dei designer automobilistici più noti al mondo, dopo la prestigiosa avventura dell’Italdesign durata dal 1968 al 2015. «Il design», riflette oggi Giorgetto Giugiaro, «deve mantenere un’insostituibile funzione di mediazione fra l’uomo e gli oggetti che fanno parte del suo quotidiano. Deve preconizzare i cambiamenti dell’aria sotto tutti i cieli, confrontandosi con il mondo stimolante delle giovani generazioni che rappresentano il nuovo che avanza».

Ecco perché era importante creare una moderna società di consulenza stilistica che rileggesse la tradizione in chiave più snella, imprimendo flessibilità all’esperienza e assicurando ai committenti il valore del prodotto made in Italy. A Ginevra GFG Style ha svelato il suo frutto forse più scenografico, ma il percorso di maturazione è avviato da tempo: «Ci siamo resi conto di essere gli unici “sopravvissuti”», scherza Fabrizio. «Tutte le realtà del nostro settore si erano molto evolute, oppure erano scomparse, e la relazione con i clienti stava cambiando. A nessuna Casa interessava più che la filiera della produzione del prototipo fosse interna: al contrario, i fornitori e le società d’appoggio venivano ormai considerati soluzioni altrettanto valide e meno costose. Avevamo percepito le prime avvisaglie già da tempo, e mio padre ha subito perseguito e difeso questa strada».

GFG STYLE

Per la nuova azienda si è costruita dunque la configurazione ideale, forte di un team creativo consolidato: «Per fornire una consulenza completa era necessaria una struttura solida e articolata. Oggi abbiamo trenta creativi interni, questo perché è fondamentale per noi poter gestire la creatività totalmente in diretta e in prima persona. Il processo stilistico si concretizza quindi internamente e prosegue (matematiche, modelli e prototipi) con l’ausilio di partner molto affidabili recepiti dal prestigioso distretto dell’auto torinese», prosegue l’imprenditore. «Continuo a credere nello sviluppo virtuale dei modelli, siamo stati tra i primi a investire in queste tecnologie, ma riteniamo non basti. Proponiamo infatti, perché efficace e strategico, consolidare il virtuale in modelli fisici fresati in diversi materiali, spesso in gesso, come da nostra tradizione».

GFG STYLE

I risultati? Già in piena fioritura: oltre alle incursioni lontano dall’automotive, come la credenza Phybra in legno e carbonio (presentata al Salone del Mobile 2016 per il marchio di arredo Laurameroni), una collaborazione costante con il Gruppo SAME nell’industrial agricolture, al momento sono in sviluppo tre commesse con carmakers cinesi e un giapponese, che gravitano attorno ai segmenti Suv, Mpv, sportive e compatte in uscita nei prossimi anni.

Su tutte, naturalmente, si staglia il progetto principe del nuovo corso, Ren, la protagonista dello stand ginevrino del marchio Techrules. Si tratta di una sportiva elettrica con due turbine a combustibile per ricaricare le batterie che si candida a numero zero di una serie di venticinque esemplari e illustra senza timidezze le mire del giovane costruttore di Pechino, desideroso di attrarre tycoon ammaliati da esotismo e personalizzazione, nonché, soprattutto, di testare la nuova tecnologia e i suoi possibili sviluppi.

Techrules Ren

In GFG si è scelto di conferirle una veste intenzionalmente scenografica, provocatoria e tutt’altro che consensuale: su una linea di cintura pura, orizzontale, quasi da moderna barchetta, si sviluppa un padiglione scomposto in tre cockpit sfalsati. «Quando ho mostrato ai dirigenti sei alternative di stile per decidere la variante definitiva, la risposta è stata di totale fiducia, con l’invito a realizzare quella che ritenevamo migliore», racconta Fabrizio Giugiaro. «Fin dall’inizio siamo stati responsabili e liberi nella gestione del progetto, perfino più di quanto mi sarei aspettato. Nella prima fase era prevista solo una videoconferenza al mese».

GFG STYLE

La sfida creativa consisteva nel regalare al ricercato telaio in fibra di carbonio un abito in grado di comunicare la rottura con le convenzioni e, al contempo, rispettare il briefing tecnico e funzionale. A partire dall’ergonomia: «La prima reazione degli ingegneri, a fronte della richiesta di una supercar con tre occupanti disposti a freccia, è stata uno sbuffo di preoccupazione. Non è un layout facile, pone diversi problemi per la collocazione del posto guida e richiede una carrozzeria larga, poco aerodinamica. Quando ho suggerito lo spunto delle tre cupole, che riducono la superficie frontale di circa il 30 per cento, ho subito avvertito un sospiro di sollievo. È la dimostrazione che una forma inusuale, apparentemente arbitraria, può nascere in verità per risolvere un problema tecnico». Un ulteriore scoglio progettuale era costituito dall’accessibilità per il pilota: «Il suo sedile è al centro e avanzato rispetto agli altri due, quindi non facile da raggiungere. Anche con un padiglione che si solleva, se le cerniere sono davanti, all’altezza del curvano, non si ottiene mai l’apertura perfetta. Ecco perché qui tutto il portellone trasla all’indietro, grazie un meccanismo a pantografo, liberando una luce enorme e priva di ostacoli».

GFG STYLE

A colpire è come, pur in un equilibrio di assoluta contemporaneità, la supercar Ren echeggi profondamente i canoni che da sempre animano i disegni di Giorgetto e Fabrizio Giugiaro: la pulizia delle superfici, la forma unitaria, il gusto per i tetti trattati come appariscenti calotte (basti pensa-re alla Aztec del 1988, ma anche alla Nazca del 1991). Il segno di famiglia non sbiadisce e continua a esprimersi con incessante energia.

All’interno, poi, alle parti strutturali in alluminio e carbonio si miscelano sorprendenti rivestimenti in jeans grigio, che ammiccano alla clientela dei giovani milionari digitali e, ancora, a un certo desiderio di freschezza di alcuni progetti del passato (come la Machimoto del 1986). Le interfacce modernissime, con l’innovativo schermo al volante che resta dritto nelle sterzate e l’interfono-video per i passeggeri, proiettano infine la fruibilità quotidiana nel futuro. La storia della passione di Giugiaro per l’automobile è più che mai lanciata in avanti.

L’articolo continua su Auto&Design n. 223