Il cielo come terza dimensione della mobilità urbana. Non è una provocazione ma una delle molte visioni sul futuro dell’automobile che si coltivano all’Ital-design. Ecco quindi Pop.Up, veicolo modulare e multimodale concepito per l’impiego condiviso nelle grandi aree urbane, in grado all’occorrenza di sorvolare il traffico che paralizza le megalopoli.

Un sasso lanciato nello stagno allo scorso salone di Ginevra, esposto accanto a un’altra creazione firmata dal team di design di Filippo Perini, la coupé sportiva ad alte prestazioni Zerouno (raccontata nelle pagine seguenti), vettura esclusiva realizzata su misura per il cliente – e dunque all’estremo opposto dell’universo automobilistico rispetto ad un mezzo condiviso come Pop.Up – a dimostrare l’ampiezza dei servizi di Italdesign nella progettazione e nella costruzione di prototipi di preserie e one-off.

ITALDESIGN POP.UP

«La ricerca di soluzioni all’avanguardia è profondamente radicata nel Dna della nostra azienda», premette Jörg Astalosch, CEO di Italdesign, spiegando le ragioni del progetto condotto sulla base di analisi oggettive con un partner d’eccellenza quale è Airbus. «Non volevamo una supercar volante, esistono già gli elicotteri, ma un veicolo disponibile per molte persone, seguendo un processo di democratizzazione: all’Italdesign sono nate vetture come Panda e Golf».

Tra i progetti storici dell’azienda – fondata da Giorgetto Giugiaro e Aldo Mantovani nel 1968 e passata nel 2010 sotto il controllo del Gruppo Volkswagen che ne ha completato l’acquisizione due anni fa – figura anche la Capsula, concetto futuribile che già nel 1982 proponeva un unico pianale motorizzato abbinabile a carrozzerie intercambiabili per ottenere veicoli delle tipologie più svariate. Pop.Up spinge ancora più avanti quella ricerca di modularità andando ad intersecare altre realtà del trasporto urbano.

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L’idea di entrare nella “terza dimensione” guardando al settore aerospaziale è di Filippo Perini, il cui ruolo in Italdesign è, non a caso, Head of Innovation Design. «L’ambito automotive è molto conservativo», sostiene Perini, «è indispensabile coinvolgere nuovi partner nei progetti di ricerca». Dai colloqui con Airbus – che «ha un approccio olistico alla mobilità e il loro CEO Tom Enders ha intuito subito il potenziale di questo progetto», racconta Astalosch – è nata la collaborazione per realizzare una capsula passeggeri in grado di integrarsi con moduli diversi e indipendenti, uno terreste e uno aereo, a propulsione elettrica e a guida autonoma.

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Il risultato è sorprendente anzitutto per la presenza del modulo aereo (misura 5 x 4,4 metri) costituito da 4+4 rotori controrotanti, una visione davvero inusuale in un salone dell’automobile, deputato ad agganciare e sollevare la capsula passeggeri per trasportarla a destinazione volando in modalità autonoma, come avviene per i droni. Più familiare risulta la parte “terrena”, un veicolo a quattro ruote costituito da un pianale a guida autonoma con telaio in fibra di carbonio e trazione elettrica, sovrastato da una capsula biposto che, per quanto futuribile, mostra dei chiari riferimenti formali alle creazioni dell’Italdesign. «Il frontale riprende il tema della Zerouno, nella coda il richiamo è invece alla concept GTZero presentata lo scorso anno», fa notare Perini.

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Non mancano nel disegno elementi esagonali, eredità della sua precedente esperienza a capo del design Lamborghini, e anche lo sguardo determinato dei fari ricorda le vetture sportive, mentre la fiancata con la vetratura estesa nella parte inferiore fa pensare alle concept Brivido (2012) e Structura (1998).

Per l’interno è stato coinvolto il team che si occupa del product design; l’arredo è costituito da due sedili e un ampio monitor con cui si interagisce con il veicolo. Anche l’interfaccia uomo-macchina è stata sviluppata da Italdesign, così come il filmato in realtà virtuale con cui si prova l’ebbrezza di cambiare modulo e sollevarsi sul traffico per atterrare sul tetto di un grattacielo.

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Per ora si tratta solo di un’esperienza simulata per un veicolo pensato per un orizzonte temporale del 2030, quando le normative avranno forse regolamentato il sorvolo a bassa quota delle aree abitate, ma Pop.Up apre la strada al viaggio seamless: la capsula potrebbe essere agganciata, ad esempio, anche a un treno AV o Hyperloop, senza che i passeggeri debbano scendere dal loro   mezzo di trasporto. «Una modularità che vedrebbe coinvolte più aziende: in questo modo potremo cambiare davvero la mobilità», conclude Astalosch.

L’articolo continua su Auto&Design n. 224