Che cos’è un’Alfa Romeo? “Una vettura che corre nel DTM!”, hanno risposto i giovani allievi della scuola Espace Sbarro all’inizio del loro corso di design ed engineering.

Ora che un anno è trascorso e la “loro” Alfa ha debuttato al Salone di Ginevra, il loro concetto del marchio milanese va oltre l’immagine delle corse del campionato tedesco per le vetture da turismo. Merito di mesi di contatti con chi le Alfa Romeo le ha vissute e le vive quotidianamente: il direttore del Centro Stile di Arese, Walter de’ Silva, il suo braccio destro Mario Favilla e il coadiutore al coordinamento dello Stile/Design del Gruppo Fiat, Ermanno Cressoni (vent’anni di esperienza al Centro Stile Alfa, di cui era responsabile).

Alcuni anni fa, gli allievi dell’Espace avevano già preso contatto con Alfa Romeo e i suoi uomini lavorando alla trasformazione di una 155, presentata al Salone di Ginevra nel ‘94 come ipotesi di station wagon. L’idea di realizzare una vettura ex-novo è nata lo scorso anno a Ginevra durante la cerimonia di premiazione del Car Design Award, dove Franco Sbarro (nella foto) ha incontrato de’ Silva e Favilla e ha proposto loro di fare una sportiva con motore da supercar.

“Il sei cilindri 3 litri è il più potente che abbiamo”, gli avevano risposto. “Bene, allora mandatemene due!” ha replicato tranquillamente Sbarro. Il management Fiat, aperto a collaborazioni con diverse scuole italiane e straniere ha accettato di buon grado.

Lo stesso Nevio Di Giusto, coordinatore dello Stile/Design del Gruppo, e Stefano Jacoponi, Responsabile della Direzione Tecnica Fiat Auto, hanno fatto visita alla Espace durante lo svolgimento del progetto. E’ iniziato così un dialogo diretto, che ha portato i ragazzi a comprendere quale sia il vero spirito Alfa Romeo.

I loro primi schizzi esulavano molto dall’immagine e dalla tradizione della marca, così Walter de’ Silva ha illustrato con tre semplici schizzi quali fossero gli stilemi classici: il disegno del frontale con il tipico scudetto, la forma dinamica della fiancata a cuneo, il taglio della coda e della fanaleria posteriore, le ruote poste ai limiti estremi. “Dovevano creare una vera Alfa, ma disegnata da loro”, racconta Cressoni, “noi eravamo la loro guida.

E’ stato fondamentale il dialogo che si è creato tra noi, Franco Sbarro e i suoi studenti”. “Hanno imparato che l’Alfa Romeo si basa sulla carica emozionale della meccanica e la necessità di renderla bella anche all’esterno, nella carrozzeria”, prosegue Favilla.

“E’ il concetto di “Bellezza Necessaria” su cui si fonda lo spirito del marchio”. Il progetto si è sviluppato intorno al doppio motore, due 6 cilindri 3.0 litri, 24 valvole, accoppiati in linea mediante una presa di forza centrale attraverso i carter a olio, con una potenza complessiva di circa 500 CV.

La storia dell’Alfa Romeo annovera due predecessori bimotore, la Tipo A del 1931 (prima monoposto in assoluto per il marchio) e la “Bimotore” del 1935 che gli studenti dell’Espace hanno avuto modo di ammirare al museo della casa di Arese durante una loro visita.

Il peso è contenuto entro i 1200 kg grazie al telaio “dual frame” ideato da Sbarro, con sospensioni derivate dalla 155 DTM e freni Brembo. Lunga 3,8 metri è sviluppata su un passo di 2,66 m e presenta una larghezza massima anteriore di 1,7 m e posteriore di 1,8 m.

Le ruote sono state costruite appositamente da Antera, da anni collaboratore dell’Espace Sbarro, su progetto specifico degli studenti ispirato al classico disegno a cinque fori dell’Alfa Romeo. Issima – questo il nome scelto, suffisso superlativo che esprime l’intenzione di portare al massimo, in senso positivo, ogni caratteristica della vettura e di apprezzarne pienamente le doti di potenza e bellezza – è una speedster due posti essenziale nelle linee, costituita da due forme che si compenetrano generando superfici muscolose e dinamiche, in cui si evidenziano, a tutela del marchio, lo scudetto anteriore da cui origina la nervatura a “V” sul cofano e il taglio caratteristico dei fari di coda.

“Issima esprime entusiasmo, voglia di divertimento, di gioco”, spiega con soddisfazione Walter de’ Silva “opposto al concetto di auto-contenitore, elettrodomestico da trasporto”. Non si tratta solo di gioco però: dopo l’esposizione a Ginevra, Issima verrà portata in Italia, a Balocco, per una messa a punto e le prove su pista.

L’articolo continua su Auto & Design n. 96