È stato chiaro sin dai primi tratti di matita: la tanto attesa Ferrari a quattro posti e quattro porte, del tutto inedita nella storia del Cavallino, non sarebbe stata un Suv. «Il nostro obbiettivo era realizzare una sportiva dall’architettura innovativa, non incasellabile in alcuna classificazione esistente», racconta Flavio Manzoni, direttore del Design Ferrari. Per lui e il suo team, la Purosangue rappresenta un nuovo riuscito capitolo nella storia del marchio, elegante e possente al contempo nello spettacolare risultato finale.
Un nuovo terreno da esplorare
Si trattava dunque di esplorare un terreno inedito, seguendo però una direzione molto chiara. «Una volta individuati gli elementi funzionali, abbiamo come sempre dato forma a delle proporzioni e a un equilibrio di volumi che è tipico di Ferrari. È ciò che chiamiamo design, e non stile, anche se lavoriamo con una forte vena artistica e un approccio scultoreo». La Purosangue, come esprime il suo nome, doveva essere una vera sportiva Ferrari (lo ribadisce il motore V12 aspirato da 725 Cv). Ecco perché è di fatto all’antitesi del Suv: è piuttosto un grande coupé rialzato, con muscoli prominenti e un frontale che minimizza la propria altezza grazie a un sapiente mix tra design e aerodinamica.
Aerodinamica al centro
Le forme esterne celebrano la ricerca aerodinamica, ma è stato il design a dettare, letteralmente, la linea, confermano Andrea Militello e Federico Acuto (rispettivamente Head of GT Cars, Exterior Design e Advanced Designer e Exterior Lead Designer della Purosangue). Per assicurare l’armonia dei volumi, il corpo vettura è stato scomposto in due strati: un “underbody”, l’area più scura alla base, dedicata alla tecnologia, e un “upperbody” che risultasse in una scultura dall’aspetto flottante, quasi fosse sospeso sugli archi ruota. Un effetto enfatizzato dai codolini, un elemento brevettato che stacca la modanatura dell’arco passaruota dalla carrozzeria.
La scelta delle porte a doppio battente
Affascinante al primo sguardo, la Purosangue si svela in tutta la sua spettacolarità quando si aprono le porte a doppio battente. Una scelta che implica complessità industriale, visto che lo sportello posteriore è fissato ad una sola grande cerniera centrale che ne sostiene il peso e ne assicura l’apertura controvento in modo indipendente, agevolando l’accessibilità senza bisogno di incrementare troppo il passo.
La plancia a doppio cockpit
Sorprende anche scoprire come in proporzioni esterne così sinuose si sia riusciti ad ottenere una grande abitabilità. Lo spazio fisico è coadiuvato da un tema di stile interno che enfatizza l’orizzontalità alleggerendo le volumetrie, con una plancia a doppio cockpit che evita uno scontato schermo centrale e delle sezioni che sembrano ricalcare la figura umana per adattarvisi e accogliere l’occupante quasi abbracciandolo, spiegano Angelo Nivola (Head of Sports Cars, Interior Design) e Alessandro Fiori (Sports Cars Interior Lead Designer). L’abitacolo è al contempo tipicamente Ferrari, da granturismo sportiva dal lusso sofisticato, e inedito in ogni singolo componente.
I materiali ricchi ma responsabili
Tutto è stato disegnato apposta per la Purosangue, incluse ovviamente le quattro sedute separate, una “prima volta” per il marchio del Cavallino. La ricchezza degli interni è data anche dalle scelte materiche, cui si è dedicato il team guidato da Silvia Cavallaro, responsabile del C&T. Ricchi ma responsabili: nella versione di lancio l’85% dei rivestimenti è ecosostenibile (padiglione e tappeti realizzati con materiali riciclati, e una nuova versione speciale di Alcantara), mentre un tessuto di derivazione balistica e una fibra di carbonio con inserti in rame offrono alternative altrettanto inedite e caratterizzanti.
(Articolo completo in A&D n. 257)