Il 2017 ha segnato il debutto di uno dei modelli di maggior rottura degli ultimi anni: la Hyundai Kona. Il successo commerciale ha permesso alla seconda generazione di maturare, crescere in dimensioni e offrire nuovi contenuti in termini di stile e tecnologia. «Quando vuoi migliorare un modello già di successo la cosa più giusta da fare è ascoltare i   clienti», ci racconta SangYup Lee, Executive Vice President e Head of Hyundai and Genesis Global Design Center, che incontriamo a Berlino in occasione della presentazione del modello

Hyundai Kona

Le richieste dei clienti
Cosa chiedevano, quindi, i clienti? «Innanzitutto più spazio: ecco perché la lunghezza è cresciuta di 15 centimetri (quasi tutti concentrati dietro le ruote posteriori per aumentare le dimensioni del bagagliaio, n.d.r.) e il passo di 6 centimetri. Volevano un abitacolo che fosse più spazioso, un bagagliaio più grande e, in generale, un veicolo che fosse più versatile. Li abbiamo accontentati cercando di coniugare al meglio stile e funzione, ma spingendo anche sull’innovazione».

Hyundai Kona

Aerodinamica al centro
E, in effetti, il design della nuova Kona è cambiato in maniera radicale rispetto al precedente. Resta, certo, un B-Suv, ma le nuove proporzioni lo avvicinano alla parte più alta del segmento per accontentare una fetta di pubblico maggiore. «Il design degli esterni resta fortemente distintivo ed è una continua ricerca di armonia tra linee morbide e dure. Questo dona un dinamismo senza precedenti, una fiancata molto mossa e un posteriore imponente a vantaggio della presenza su strada». La scelta di avere una versione 100% elettrica in gamma – «Siamo partiti da quella», precisa Lee – ha costretto più che mai i designer a fare i conti con l’aerodinamica: «Considerata l’altezza e la tipologia di veicolo siamo riusciti a raggiungere un coefficiente di resistenza all’aria di 0,26. Sulla precedente generazione era di 0,29 e parliamo di una vettura di minori dimensioni».

Hyundai Kona

Tre versioni, un frontale pulito
Su tutte le versioni, termiche o elettriche, il frontale appare molto pulito con prese d’aria ridotte al minimo nel caso del modello a zero emissioni o sapientemente nascoste per le Kona ibride o con motori termici. Per tutte il team di design ha previsto una grande striscia di Led che si estende a tutta larghezza sul frontale, mentre i proiettori sono confinati alle estremità del paraurti, per sporcare il meno possibile il disegno. «Il fianco è stato uno dei punti di maggiore discussione. I giochi di linee che si sviluppano qui si incontrano in una loro armonia ed è difficile trovare una simile esecuzione su una vettura di questo segmento che, per sua natura, deve fare i conti con prezzi e logiche di mercato per essere molto competitiva». Il posteriore si risolve in superfici più concave e il grande portellone è attraversato da una fascia di Led che vuole richiamare quella frontale.

Hyundai Kona

Addio alla leva del cambio
Anche gli interni sono cambiati completamente. La plancia è stata ridisegnata seguendo l’influenza della famiglia Ioniq: strumentazione e infotainment sono demandati a due grandi display orizzontali da 12,3 pollici con grafica in alta definizione e moltissime funzioni che però, sottolinea Lee, «non di-sturbano mai chi guida: il principio della loro progettazione ha seguito questo motto: mani sul volante, occhi sulla strada». L’addio alla leva del cambio – trasformata in un satellite sul piantone dello sterzo – ha concesso di ricavare ulteriori vani nella consolle per stivare oggetti di ogni tipo e anche il passeggero ha davanti a sé uno spazio che richiama il tascone inventato da Giorgetto Giugiaro sulla prima Fiat Panda.

Hyundai Kona

Comandi fisici e touch
Molti comandi sono rimasti fisici: dal controllo del climatizzatore ai tasti per le scorciatoie del sistema multimediale. Una scelta controcorrente rispetto ad alcuni competitor, ormai decisi a raggruppare tutto in uno schermo, ma che si rivela ancora funzionale e pratica, procurando meno distrazioni a chi guida. «L’abitacolo è stato progettato seguendo l’idea di spazio vivibile e molti dei materiali provengono da polimeri di plastica riciclata. I risultati sono ottimi: i tessuti sono resistenti, piacevoli al tatto e più moderni di quelli tradizionali. Una ventata d’aria fresca».

(Articolo completo in A&D n. 260)

By Silvia Baruffaldi, Edoardo Nastri