«Questo è un nuovo capitolo nella storia della BMW. E’ il capitolo della mobilità sostenibile: per questo era necessario anche un nuovo linguaggio formale».
Adrian van Hooydonk sfoglia con evidente orgoglio i bozzetti della i3 e della i8, i due concept che la casa di Monaco presenta al salone di Francoforte per offrire il gusto di quelle che saranno, fra due anni, la i3 e la i8 di serie, le prime due vetture della nuova specie BMW – BMW i, appunto – destinata a declinare elettrico e ibrido in un mercato che sembra non desiderare altro. Van Hooydonk è il responsabile per il design del Gruppo BMW: a lui fa capo Benoît Jacob, che della BMW i è capo del design, in un’autonomia dal filone principale del design BMW («Ma collaborazione c’è», precisa Van Hooydonk: «Non si possono impedire i contatti fra i designer BMW e quelli di BMW i») che trova espressione concreta nel fatto che Jacob e i suoi uomini lavorano in un edificio separato da quello che ospita il centro di design.

Da febbraio, con la nascita formale di BMW i, la casa di Monaco non fa segreto delle sue intenzioni nel ramo tutto da esplorare della mobilità sostenibile. La i3 è vettura da città interamente elettrica, il “Project i” già noto come Megacity. La sportiva i8, a sua volta erede del concept Vision EfficientDynamics presentato due anni fa a Francoforte, per necessità di autonomia è invece ibrida.

Ma due cose i3 e i8 hanno in comune: da una parte le nuove rivoluzionarie tecniche costruttive, basate sul concetto LifeDrive, dove il modulo Drive è una piattaforma d’alluminio che rappresenta la base solida della vettura e unisce batterie, powertrain, elementi di protezione dalle collisioni, mentre il modulo Life è la cellula dell’abitacolo, estremamente leggera e molto resistente, realizzata in CRFP, una plastica rinforzata da fibra di carbonio la quale più che dimezza i pesi rispetto all’acciaio; dall’altra il “nuovo linguaggio formale” a cui accenna Van Hooydonk e che del LifeDrive è, almeno in parte, diretta conseguenza.

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