Destinata a esprimere la strategia globale del marchio, la Jeep Renegade combina – nelle intenzioni dei designer di Auburn Hills – uno storico patrimonio stilistico con un design completamente nuovo, pensato per attrarre una clientela giovane. Progettata in America e prodotta nello stabilimento italiano di Melfi è l’espressione più compiuta del matrimonio fra Fiat e Chrysler. Ma soprattutto rappresenta l’ingresso della casa americana nel crescente segmento dei piccoli Suv. «Con un look deciso, forme robuste e proporzioni aggressive – spiega Mark Allen – la nuova Renegade è un’autentica Jeep ed è stata realizzata per garantire capacità off-road di riferimento per la sua categoria e per rappresentare, adatta com’è anche alla guida in città, il design e l’ingegnosità americani».

Allen è il responsabile del design Jeep. Parlando di dimensioni, ricorda che anche la prima Jeep – la Willys del 1941 – era di taglia ridotta: per tutta la lavorazione della Renegade un esemplare di quell’icona ha campeggiato nell’ufficio design. La Renegade è la prima vettura a utilizzare l’architettura modulare Small Wide 4×4, che può essere adattata a diversi modelli di diverse dimensioni, a cui si affianca l’ampio uso di speciali acciai avanzati e materiali compositi. «All’inizio – racconta – non sapevamo bene in quale direzione muoverci. A poco a poco si è fatto strada un concetto che aveva radici nella Wrangler: muso verticale, parabrezza verticale, spalle squadrate, insomma un aspetto più a forma di scatola».

Il disegno vincente, fra le centinaia di schizzi e rendering della prima ora nella ricerca di uno stile deciso, versatile e funzionale, è stato quello di Jeremy Glover, un giovane designer che aveva appena terminato gli studi ed era al suo primo progetto importante. E anche dopo l’esame dei sei modelli in scala 3:8 sarebbe stato quello di Glover, poi ripreso in scala naturale nell’unico modello di clay, a superare l’esame. Lo stesso designer avrebbe poi seguito a Torino, nel centro stile Fiat diretto da Lorenzo Ramaciotti, l’ulteriore sviluppo; affiancato da un altro giovane di Auburn Hills, Ian Hedge, che aveva sviluppato l’idea vincente per gli interni sotto la guida di Klaus Busse.

«La Renegade non è semplicemente il primo gradino d’accesso a una Jeep, ma è una vettura con fisionomia e caratteristiche proprie», spiega Allen: «La tradizionale calandra a sette feritoie le dà carattere, così come la carenatura dei fari o il tetto nero che lega e giustifica gli alti montanti verticali. Per anni noi designer abbiamo alzato la linea di cintura, con la Renegade l’abbiamo invece abbassata: le grintose proporzioni ruote-carrozzeria conferiscono un aspetto robusto, mentre il rivestimento dei parafanghi di forma classica trapezoidale accresce l’aspetto della fuoristrada, così come gli sbalzi molto ridotti».

C’è poi il motivo delle forme a X: in coda e sul tetto, per esempio, oltre che nei fanalini. «I ragazzi – spiega Allen – l’hanno ricavato da un altro pezzo di storia della Jeep, quei jerrycan per benzina usati in guerra, rinforzati con un’indentazione a forma di X». La X compare anche negli interni, caratterizzati da attenzione ai particolari, uso di materiali di pregio, contenuti tecnologici di ultima generazione e innovative combinazioni di colori.

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