«Abbiamo contribuito a realizzare il sogno nel cassetto di un grande campione». Così il team di design Pininfarina racconta la genesi della Fittipaldi EF7 Vision Gran Turismo. «E’ stato un progetto molto particolare», racconta Gugliemo Cartia, vice direttore del design Pininfarina. «Lo scopo di Fittipaldi era realizzare una vettura da pista, funzionale, con alcune connotazioni inedite rispetto alle classiche GT». «Essendo destinata all’utilizzo da parte di un gentleman driver – prosegue – l’abitacolo doveva ospitare comodamente due persone. Per lo stesso motivo, l’ala anteriore e quella posteriore dovevano essere registrabili, per offrire al proprietario un avvicinamento progressivo alla guida veloce, un aspetto ritenuto fondamentale da Emerson nell’approccio all’impiego in pista».

Data l’impronta corsaiola e l’esigenza di progettare l’intera vettura – dal telaio, al motore, alle componenti tecniche -, il rapporto con il partener tecnico HWA (distaccamento AMG per le vetture da corsa) è stato fondamentale per impostare il layout e sviluppare l’auto. Alla base della ricerca iniziale, il tema dello “squalo” suggerito da Fittipaldi, per evocare al contempo dinamismo e aggressività, nonché eleganza ed essenzialità delle forme.

«Questo concetto è stato il punto fermo di tutto il progetto, una sorta di parola chiave», racconta Rustom Mazda, ideatore della “proposta gialla” scelta da Fittipaldi come base per lo sviluppo della vettura. «Lo spirito del disegno lo ha convinto subito, in particolare la fiancata, pulita ma estremamente sculturale, con le linee laterali che convergono verso lo stemma di Fittipaldi posto sul montante posteriore», specifica Guglielmo Cartia.

«Per il frontale Emerson aveva chiesto una soluzione che gli permettesse di vedere i parafanghi anteriori dal posto guida. Da qui la scelta dell’ampia vetratura anteriore, enfatizzata nella proposta iniziale e poi mantenuta sul modello finale, con la sola modifica dei montanti anteriori in color vettura per una connotazione più decisa e un aspetto più compatto della cabina», aggiunge Mazda.

Nel posteriore i parafanghi danno origine all’attacco dell’ala, un tema stilistico molto forte insieme al collegamento del lunotto con lo scivolo posteriore per rendere visibile la meccanica del potente motore 8 cilindri. Qui Emerson Fittipaldi ha voluto inserire una citazione ai condotti di aspirazione del passato – oggi sostituiti dalla cassa di aspirazione – spesso molto evidenti sulle vetture da corsa americane. «Per simulare i tromboncini dell’aria abbiamo realizzato degli anelli in alluminio posti sopra la cassa di aspirazione, un valore di caratterizzazione molto forte per il pubblico americano», racconta ancora Cartia.

Lo sviluppo della vettura è stato veloce, sei mesi di lavoro svolto prevalentemente in digitale, con la realizzazione di un unico modello in polistirolo di verifica prima della fresatura del prototipo. «Trattandosi di una vettura da pista, l’aspetto aerodinamico era fondamentale e tutti gli step progettuali hanno previsto il monitoraggio della fattibilità da parte di HWA», racconta il chief designer Luca Borgogno.

«La nostra esperienza ci ha permesso di creare una forma adatta a soddisfare questa esigenza e gli affinamenti, successivi ai controlli del partner tecnico, sono stati minimi. Una piacevole conferma della nostra sensibilità aerodinamica, oltre che stilistica”, ha commentato Guglielmo Cartia con soddisfazione.

Articolo completo su Auto&Design n. 224