Per l’ottava serie della Sonata – la berlina medio-grande che Hyundai propone da oltre trent’anni – la casa coreana tiene a battesimo la sua nuova filosofia di design, quella “sensual sportiness” lanciata l’anno scorso a Ginevra con il concept Le Fil Rouge. È un linguaggio che, nelle parole di Luc Donckerwolke, responsabile del design del gruppo Hyundai, «ci permette di aprire una nuova era basandoci sulla nostra tradizione, che è di creare un carattere distintivo e sportivo nei nostri modelli».

Sonata

Tutto ciò seguendo un filo conduttore, di cui Le Fil Rouge voleva essere testimone, avviato nel lontano 1974 con lo storico Pony Concept progettato da Giugiaro. «Con la sensual sportiness – gli fa eco SangYup Lee, responsabile dello stile Hyundai – vogliamo creare un valore emotivo per un marchio da sempre votato alla praticità». Ecco allora questa Sonata che nasce nel nome di una nuova armonia i cui cardini – spiegano i suoi designer – sono proporzioni, architettura, stile e tecnologia, in una sinfonia di forme concave e convesse destinate a creare – appunto – una tensione sensuale.

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È anche un atto di coraggio: nel momento in cui la maggior parte delle case automobilistiche punta su Suv e crossover, Hyundai gioca anche la carta della berlina, sia pure riveduta e passata dal canone classico dei tre volumi a quello che si potrebbe definire un coupé a quattro porte, spazioso ma con un tettuccio spiovente in stile fastback che si fonde con la coda in uno spoiler nel quale sono coinvolti anche i gruppi ottici posteriori. Così si spera di rinnovare con questo modello – nome in codice DN8 – il successo della Sonata YF del 2010, che aveva indotto alcuni critici a parlare di “magia”; una magia che, secondo altri, si era un po’ persa nel successivo modello LF del 2015.

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In effetti la DN8 abbandona tutti i precedenti stilemi tranne la calandra esagonale e sposa soluzioni stilistiche che, come per esempio le profonde linee di carattere delle fiancate o le cromature che delimitano il cofano e che nell’oscurità s’illuminano, inducono SangYup a parlare di “esotismo quotidiano”.  La Sonata, la cui progettazione è stata avviata nel 2016, è anche – spiega Donckerwolke – «la prima vettura a sfruttare il nostro nuovo processo di design digitale»: un metodo che beneficia di una più stretta sinergia con gli ingegneri nella definizione della piattaforma.

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La nuova Sonata, destinata soprattutto ai mercati asiatici e a quello americano, è nata dalla consueta gara fra tutti i designer in Corea, ma anche in California e in Germania. «Alla fine – spiega SangYup – per gli esterni è prevalsa la proposta del nostro centro stile di Namyang, mentre per gli interni abbiamo optato per la soluzione venuta dalla California.

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E sebbene sia poi tutto confluito in Corea, dove abbiamo fatto tre modelli di clay per gli esterni e tre per gli interni, abbiamo insistito per evitare un comune linguaggio di design, convinti che la vettura potesse essere più interessante attraverso le sue diversità. Aggiunge Jaebong Jang, responsabile degli esterni: «Dovevamo far rivivere la gloria delle Sonata del passato, attraverso sportività e bellezza, forme pulite ed equilibrate, allontanandoci per mezzo della nuova architettura da soluzioni “a scatola”, applicando stilemi emozionanti».

(Articolo completo in A&D n. 237)