Dopo sei anni, tanti ne sono passati da quando l’affascinante e potente Nazca è stata presentata sullo stesso stand del Salone di Ginevra, l’Italdesign propone nuovamente un prototipo di supercar, Scighera, nato dall’amore per le vetture sportive e dalla voglia di creare forme nuove.
“Volevamo fare della sperimentazione applicata sia al design, sia alla parte meccanica”, spiega Giorgetto Giugiaro. “Volevamo sfruttare l’esperienza della Nazca in quanto a caratteristiche tecniche e prestazioni, pur facendo un telaio del tutto nuovo”. Il telaio, interamente costruito come tutta la vettura nei laboratori dell’Italdesign, è in alluminio con elementi in fibra di carbonio.
Alla sua struttura portante è ancorata la carrozzeria, anch’essa in alluminio, in cui è ancora possibile ammirare l’abilità artigianale dei battilastra, vanto dell’azienda torinese. Il motore è montato posteriormente. “In un momento in cui molti sono tornati al motore anteriore, siamo andati un po’ controcorrente, riportando il motore dietro”, dice Fabrizio Giugiaro, responsabile dello stile dell’Italdesign.
La Scighera, che sfoggia sul frontale uno scudetto Alfa Romeo, è animata dal potente V6 3 litri della Casa di Arese rielaborato dalla stessa Italdesign, che lo ha trasformato in un biturbo con compressore volumetrico portando la potenza massima a 400 CV a 7500 giri/min. La trazione è sulle quattro ruote, il cambio sequenziale a sei marce con frizione elettronica, è posizionato centralmente.
Le sospensioni presentano una soluzione inusuale per una vettura stradale: come le monoposto di Formula 1, quella anteriore utilizza un monoammor-tizzatore centrale, lasciato volutamente in vista sulla plancia. La sospensione posteriore segue lo schema “push-rod” a triangoli sovrapposti con i due ammortizzatori trasversali in posizione centrale.
Il primo impatto con le proporzioni della Scighera evidenzia la determinazione a rifuggire la forma monovolume, piuttosto comune nelle vetture a motore posteriore degli ultimi anni. L’ampio cofano anteriore ha nel raccordo con i parafanghi una delle sue peculiarità principali. Il frontale è anche la vista in cui si percepisce maggiormente l’immagine di marca Alfa Romeo.
Le due prese d’aria che collegano lo scudetto centrale ai parafanghi ricreano lo stilema dei “baffetti” Alfa, anche se in realtà non hanno funzione di raffreddamento – il motore, lo ricordiamo, è nella coda – ma di deportanza del frontale. Sul cofano, due sportelli si aprono in velocità come avviene con gli alettoni.
Appendici aerodinamiche, tagli ed aperture ricorrono in tutta la vettura, che si trasforma a seconda delle condizioni di marcia. “Il taglio sopra il lunotto è una presa d’aria per l’alimentazione del compressore volumetrico, mentre quelle laterali servono in parte per l’alimentazione, in parte per il raffreddamento dell’intercooler.
I tagli in fiancata, dal disegno radiale al centro ruota, raffreddano invece il radiatore ad acqua”, spiega Fabrizio Giugiaro. La coda, dotata di un ampio spoiler che si solleva automaticamente oltre i 140 km/h, presenta un taglio verticale piuttosto netto, quasi concavo, anche questo motivato dalla voglia di una forma diversa, staccata dalle solite rotondità tipo “saponetta”.
I fari sono stretti e sottili, coerenti con quelli anteriori. Tutta la parte posteriore è costituita in un unico pezzo. Per accedere al vano motore, l’elemento cofano-lunotto-parafango scorre indietro (portando allo scoperto il tappo del carburante) e quindi si solleva a filo dei tubi di scarico.
Le porte sono state interpretate secondo un tema tipico di Giugiaro, con un sistema a doppia apertura già proposto sulla Nazca. All’apertura tradizionale è abbinata la possibilità di sollevare il solo vetro ad ala di gabbiano. Scighera è stata realizzata in tempi rapidi, sette mesi dai primi schizzi al prototipo finito, ma dietro le sue forme affascinanti si na-scondono lunghe ore di lavoro e molte ipotesi stilistiche alternative.
“Per chi fosse curioso di vederle e di provare a disegnare una sua “Scighera”, abbiamo creato un sito Internet dove si possono realizzare sino a 64 combinazioni diverse”, dice Fabrizio Giugiaro. L’indirizzo? http://www.italdesign.it/
L’articolo continua su Auto & Design n. 103