La terza generazione della Renault Espace è stata presentata in occasione dell’ultimo “Mondial de l’Automobile” che si è tenuto a Parigi, lo scorso ottobre 1996 La prima Renault Espace fu presentata nel giugno 1984.
Non si trattava del primo monovolume della storia dell’automobile. Ci furono numerosi prototipi negli Anni ‘20 e ‘30 e poi la notevole Fiat 600 Multipla nel 1956. In seguito, direttamente comparabile con la Renault Espace, la prima Nissan Prairie uscita nell’ot- tobre 1982 e la prima Chrysler Voyager, apparsa nel novembre 1983.
Ma, in confronto a questi due modelli, l’Espace portò un’altra dimensione, avvalendosi di uno spirito fondamentalmente diverso. Se la Prairie e la Voyager potevano essere considerate come delle “familiari sopraelevate”, l’Espace si richiamava ad un’altra specie: essa rivendicava il titolo di “berlina monovolume”.
Contrariamente agli altri due modelli che le sono antecedenti, l’Espace non aveva le porte laterali posteriori scorrevoli ma quattro porte battenti. Rinunciava inoltre al cofano staccato dal volume globale, che segna un angolo con il parabrezza, per adottare una silhouette risolutamente monolitica.
Questione di tipologia
Né familiare né berlina, l’Espace inaugurava un nuovo tipo di carrozzeria. Un punto di forza dell’Espace fu di rinunciare a qualsiasi riferimento utilitaristico. Se la Chrysler Voyager si presentava come un “minivan”, come la versione vetrata di una furgonetta, l’Espace era una vettura di tipologia particolare e nient’altro.
A questo proposito, l’unione Fiat/Peugeot avrebbe osservato un indirizzo profondamente diverso poiché la Citroën Evasion, la Fiat Ulysse e la Peugeot 806 hanno dato luogo a dei derivati di utilitarie. Senza parlare del veicolo della Classe V della Mercedes-Benz, che riconosce la sua parentela con il furgone “Vito” esattamente come i grandi minivan giapponesi di Toyota, Mazda, Mitsubishi, Nissan e Honda.
I suoi ideatori hanno dato all’Espace una sua impronta sin dalla genesi. Philippe Guédon, presidente della Matra, volle dare una lettura europea del “van” americano e del suo senso ludico, di ricreatività e di libertà. Ricordiamoci che ciò accadeva negli anni ‘70. Con la parte anteriore rastremata che evocava il treno a grande velocità francese (TGV), l’Espace sembrò subito tagliato per i lunghi viaggi.
Ed è con questa connotazione di grande stradista che si è imposta: berlina familiare ma anche berlina per il viaggio. L’allestimento dell’interno lo era altrettanto: conviviale, modulare, confortevole. Le campagne pubblicitarie non hanno mai smesso di esaltare questo aspetto.
Concetto ottimizzato
Nella nuova versione (progetto J66), l’Espace rimane un oggetto a sé stante nel pianeta automobilistico. Non bisogna fidarsi del suo stile esterno troppo conservatore; vissuta all’interno, la terza generazione dell’Espace non somiglia a nulla di già conosciuto. Esternamente, in effetti, i cambiamenti sembrano minimi benché la carrozzeria sia stata interamente ridisegnata.
La struttura resta la stessa del modello precedente e ciò induce a delle superfici vetrate simili, soprattutto per quanto riguarda il parabrezza. Eppure, tutti i pannelli di carrozzeria sono inediti. Sono più modellati sulle fiancate, l’anteriore è più espressivo, le parti vetrate e quelle apribili (le porte laterali soprattutto) sono disegnate con più raffinatezza, le forme complessive sono più morbide e più sensuali.
Tuttavia, i designer si sono preoccupati di conservare lo “stile” proprio dell’Espace sia nelle linee generali che nei dettagli. Ed è così che ritroviamo i caratteristici retrovisori (attraversati ora dalle prese d’aria) che giocano un ruolo estetico maggiore. La piattaforma meccanica della nuova Espace è stata profondamente rivista. E’ disposta ora su un’architettura che ricalca quella della Laguna: il motore è posto trasversalmente e non più longitudinalmente.
Renault propone tre motorizzazioni: 2 litri, 115 CV; 2,2 litri turbodiesel, 115 CV e 3 litri, 170 CV. Le dimensioni dell’Espace 1997 (progetto J66) sono molto vicine a quelle del modello precedente (progetto J63). Sotto questo aspetto c’è la deliberata volontà di contenere l’Espace in un ingombro ridotto. Con 4,52 metri di lunghezzal’Espace si dimostra molto più.
Rivoluzione dall’interno
Tradizionalmente, su tutte le vetture moderne l’insieme che raggruppa gli elementi del riscaldamento, la ventilazione e la climatizzazione costituisce il componente più ingombrante dell’allestimento interno. Esso è sistematicamente posto al centro, occupa un vasto spazio nella plancia, sporge sull’abitacolo e generalmente è nascosto dietro la console centrale. Sull’Espace “J66” questo elemento è stato diviso in due unità, relegate alle due estremità della plancia.
In questo modo la parte centrale della stessa ha potuto essere liberata e consacrata ad una diversa sistemazione. Essa è stata occupata da un cassetto portaoggetti che si apre in due parti, verso l’alto e verso il basso. Questo spazio molto comodo è completato da dei contenitori sistemati sotto i sedili anteriori. Un altro tratto geniale, più estetico, è l’onda che si forma sulla plancia e lascia intravedere un “occhio” che fornisce le informazioni essenziali.
La strumentazione è eclissata, ridotta alla sua più semplice espressione; la meccanica non è più così evidente. Nella stessa prospettiva, l’autoradio è sparita. Solo i comandi al volante ed un telecomando a distanza materializzano l’equipaggiamento audio dell’Espace. Non si è più davanti ad un’apparecchiatura di alta fedeltà che ostenta la sua complessità.
Sul nuovo modello il comfort e la modularità sono ancora progredite, le impressioni di spazio e di libertà di movimento sono privilegiate. Nella versione automatica, il tunnel centrale è stato liberato dalla leva del cambio che trova posto sopra lo sterzo. I sedili, montani ora su rotaie di scorrimento, godono di una mobilità infinita. Attaccata da modelli più eleganti o meglio motorizzati, l’Espace resta esemplare in materia di allestimento interno.
L’articolo continua su Auto & Design n. 103