Doveva essere la sostituta della 155, una nuova berlina capace di esprimere tutto lo spirito Alfa Romeo, la sua tradizione dal cuore sportivo e dalla linea italiana.
Doveva essere la sostituta della 155, una nuova berlina capace di esprimere tutto lo spirito Alfa Romeo, la sua tradizione dal cuore sportivo e dalla linea italiana. Anche se la ragion di stato ha poi prevalso identificando la nuova vettura con il numero 156 per esigenze di coerenza con il resto della gamma, l’appellativo Giulietta è il simbolo della volontà di ritornare alle origini per fare una “vera” Alfa Romeo.
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“La 156 ha per noi un’importanza fondamentale, perché ci ha dato la possibilità di riaffermare la tradizione che conoscevamo, di far emergere la grande cultura di prodotto che c’era all’Alfa Romeo, ma senza presunzioni”, dice Walter de’ Silva, direttore (nonché instancabile animatore) del Centro Stile di Arese.
“Lo avevamo già annunciato con la concept car Nuvola, che era una sorta di manifesto, una dichiarazione di intenti e di tendenze”. Questa volta invece, si è trattato di un progetto che si pone su alti livelli produttivi – 110/115.000 unità l’anno destinate ai mercati di 48 paesi – e quindi dell’occasione per un rilancio in grande stile dell’Alfa Romeo.
Sportiva ma di gusto elegante, aggressiva senza mai scadere nell’eccessivo, la linea equilibrata della 156 colpisce e conquista al primo sguardo. Protagonista del frontale è lo scudetto triangolare che si incunea nell’ampia fascia paraurti, dove è sottolineato dai tagli di quattro piccole prese d’aria, unendo la funzionalità alla citazione storica.
Oltre alle classiche nervature divergenti che solcano il cofano, dallo scudetto trae origine – in corrispondenza del marchio – anche una bugna, una piccola “cometa”, come l’hanno chiamata gli stilisti. La fiancata, un cuneo dalle superfici morbide, presenta una proporzione vetro-lamiera a netto vantaggio di quest’ultima, riducendo visivamente l’altezza e accentuando il carattere sportivo.
La tradizionale scalfatura sulla fiancata si è evoluta in “due tratti di matita idealmente uniti dalla maniglia”, dice de’ Silva, i passaruota sono “pieni”, con i parafanghi a filo dei pneumatici che fanno apparire la berlina aggrappata alla strada. I gruppi ottici di coda, “incastonati come due gemme” nel volume posteriore, reinterpretano il tema delle Alfa 145 e 146.
L’interno è concepito nell’ottica della sportività e il ruolo centrale spetta al posto di guida. Ai due strumenti principali posti sopra lo sterzo, ben separati anziché essere riuniti dalla solita palpebra, fa da corollario la strumentazione posta nella parte centrale, con quadranti e comandi rigorosamente orientati verso il guidatore.
L’articolo continua su Auto & Design n. 106