Il design si nutre di sfide. E i vincoli sono una sfida che stimola il design. Una delle più recenti dimostrazioni concrete di questa tesi è sicuramente la nuova Fiat Seicento. La city car firmata dal Centro Stile Fiat condivide con la sua antenata del 1955 qualcosa in più del nome carico di storia.
Infatti, come l’indimenticabile 600 del passato, anche la nuova Seicento è figlia di un’oculata gestione delle risorse. “La Seicento – dice Peter Davis, responsabile del Centro Stile Fiat – nasce come una vettura completamente nuova, ma è stata pensata e disegnata cercando di mantenere inalterate, anzi di migliorare, le caratteristiche della sua progenitrice, la Cinquecento.
Con l’aiuto dello stabilimento Fiat di Tychy, in Polonia, abbiamo rilevato le enormi potenzialità inespresse della Cinquecento.
Così, lavorando sul doppio binario dell’innovazione e dell’ottimizzazione di un prodotto esistente, ci siamo resi conto che si potevano avere ottimi risultati con investimenti piuttosto contenuti e che quindi avremmo potuto offrire al pubblico una vettura con un eccellente rapporto qualità-prezzo”.
Dal primo bozzetto di stile ai primi due modelli in scala naturale (uno realizzato al Centro Stile di Torino e l’altro nello stabilimento di Tychy) passano appena quattro mesi. In realtà non viene scelto nessuno dei due modelli presentati, ma ne viene elaborato un terzo che riprende gli spunti più interessanti di entrambi.
Il modello definitivo viene realizzato al Centro Stile Fiat, quindi il discorso passa all’Italdesign, che riceve l’incarico di preparare un progetto completo “chiavi in mano” per la fase di engineering. Per tutta la durata dei lavori, il Centro Stile Fiat segue direttamente l’evoluzione delle matematiche che portano alla realizzazione del master model finale.
A questo punto iniziano le attività di lavorazione sugli esterni e sugli interni della vettura. “Con la Seicento – dice Davis – nonostante i vincoli imposti dalle scelte costruttive, siamo riusciti a proporre soluzioni stilistiche molto originali.
Per esempio, il taglio del portellone posteriore conserva esattamente la stessa pista di saldatura del portellone della Cinquecento, ma è completamente diverso. Quello era squadrato, questo è morbido, ha una forma bombata, che connota in modo molto personale l’estetica della vettura.
E ancora. I proiettori anteriori e la fanaleria si agganciano sugli stessi punti di fissaggio di quelli della Cinquecento, ma con la Magneti Marelli siamo riusciti a realizzare gruppi ottici molto efficienti dal punto di vista funzionale e anche molto innovativi sotto il profilo estetico.
Insomma, abbiamo lavorato sulle profilature dei componenti esterni e allo stesso tempo abbiamo disegnato i lamierati affinché trasmettessero una forte personalità”. Lo stile della Seicento rappresenta l’evoluzione del linguaggio formale del Centro Stile Fiat nel segno della continuità e della coerenza con gli ultimi modelli, dal Coupé alla Barchetta, da Bravo e Brava alla Marea.
La fisionomia della Seicento nasce da linee e superfici morbide, con qualche elemento di tensione che valorizza i volumi pieni: il cofano spiovente, il muscolo che corre in fiancata, i paraurti a profilo zero in cui sono stati eliminati i giochi tradizionali con la carrozzeria rappresentano ormai altrettanti segnali visivi di appartenenza ad un’unica famiglia.
L’articolo continua su Auto & Design n. 110