Wim Oude Weernink racconta il debutto della Volkswagen nel segmento delle ammiraglie, ripercorrendo, insieme a Rudiger Folten, responsabile della strategia R e S del marchio, le tappe che hanno portato alla Phaeton, nome della nuova berlina di lusso e di carrozze molto diffuse una centinaio d’anni fa.
Riportiamo parte degli interventi in cui Folten spiega i motivi del progetto.
“Una vettura di questo tipo offre al designer maggiore libertà, perché conosciamo il tipo di cliente e il segmento”
“Per noi, la D1 (sigla del progetto) rappresentava un mondo nuovo, in cui feeling e atmosfera erano più importanti di qualsiasi altro aspetto”.
“Dovevamo trovare l’equilibrio perfetto tra superiorità e rispetto, perché in questo segmento esiste sempre il rischio che il prestigio tenda all’arroganza, che però, entro certi limiti, è un requisito”.
“Non potevamo applicare tali e quali alla Phaeton temi di design di altri modelli della casa, pur essendo relativamente liberi di interpretarli, in particolare la calandra”.
“Anche se ogni nuova Volkswagen esprime qualcosa di nuovo e speciale dobbiamo restare fedeli alle nostre radici, non esiste legge che imponga di modellare il lato anteriore in stretta connessione con una calandra tradizionale”
“Il montante posteriore ha offerto al team di design la libertà di visualizzare il carattere della Phaeton, che è il risultato di una tensione tra la linea di apertura verticale della porta e il finestrino posteriore dalle linee morbide”.
“Volevamo creare un ambiente lussuoso, ma non troppo appariscente. Per raggiungere l’obiettivo abbiamo mantenuto la pratica funzionalità Volkswagen, ma con l’aggiunta dell’emotività”.
Ora tocca ai clienti decidere se il design della Phaeton imporrà una svolta negli standard e nell’apprezzamento delle vetture di lusso.
L’articolo continua su Auto & Design n. 133