Nel 2003, Fiat Auto ha ancora registrato una perdita di 979 milioni di Euro. Come uscire da questa situazione? Sicuramente attraverso il design. Un vento di rinnovamento soffia negli studi, presso i carrozzieri così come dai costruttori. Un nuovo rinascimento italiano inizia a tratteggiarsi.
Instabile come la sua classe politica, sfavillante come la sua tradizione artistica, fantastica e seduttrice come il suo popolo, l’industria automobilistica italiana ha il senso della ripresa. Dopo diversi mesi ci trasmette il sentimento della rinascita. Lo fa restaurando i valori sui quali ha edificato la sua notorietà: una visione pertinente della vettura popolare, la difesa dell’arte della carrozzeria, l’esaltazione dello spirito del gran turismo.
La presentazione della concept car Trepiùno, strizzatina d’occhio alla Fiat 500 degli Anni 50, esprime la volontà del marchio di rinnovare la tradizione di vetture popolari al punto in cui tutto un popolo può appropriarsene. La Panda, firmata Bertone, aiutata dal titolo di “Auto dell’Anno”, ha avuto un lancio incoraggiante.
La Fiat Idea, generata presso la Giugiaro, spalleggiata ora dalla deliziosa Lancia Musa, ha molte qualità per imporsi sul mercato promettente dei monovolumi iper-compatti. Sia la Panda che l’Idea sono già oggetto di varianti, seguendo le orme delle piccole vecchie combattenti.
Alfa Romeo sfrutta questa stessa tendenza su un registro più ambizioso con la 156 Crosswagon, mentre il coupé Alfa GT fa la sua apparizione sullo sfondo della celebrazione dei cinquant’anni della Giulietta. Fiero di svelare tutte queste novità, Herbert Demel, il nuovo uomo forte di Fiat Auto, afferma che le perdite dell’azienda diminuiranno della metà durante l’esercizio 2004.
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