L’architetto Mario Bellini è uno dei maggiori designer italiani, con alle spalle un quarantennio di vicende del disegno industriale e collaborazioni eccellenti con le maggiori aziende, numerosi Compasso d’oro meritati e prodotti esposti nei musei di tutto il mondo. Alberto Bassi ha intervistato Bellini per Auto & Design trattando vari argomenti, con una particolare attenzione ai cambiamenti che hanno interessato il settore negli ultimi anni. Di seguito, alcuni passaggi.
A&D: Architetti e designer si trovano oggi ad affrontare responsabilità assai diverse rispetto al passato.
«Non credo che ai progettisti debbano essere affidate responsabilità elevate, etiche o d’altro tipo; facciamo parte di un meccanismo più grande, di cui costituiamo solo uno degli elementi. Nei casi migliori il nostro compito è di “alimentatori di tensioni”».
A&D: Qual è oggi il design di Bellini?
«Soprattutto innovazione dell’impianto e dei contenuti. Per una mostra sul mio lavoro, che si aprirà all’Hangar della Bicocca durante il Salone del mobile, cercherò di mettere in evidenza un aspetto della mia azione in questo campo: quello di avere spesso inventato. Perché il mio modo di affrontare il progetto muove sempre dalla curiosità ed è libero da pregiudizi».
A&D: La differenza tra l’architettura e il design è solo una questione di cambio di scala?
«Fare sedie come piccoli palazzi o edifici che sono grandi soprammobili è sbagliato. L’architettura è quella parte di città nella quale si vive, nella sedia non si vive. La grande differenza è data da quegli spazi che hanno attinenza con la vita. Anche se è più complesso disegnare una sedia che non un grattacielo. A tale proposito scrissi in un editoriale di “Domus”: “Dimmi che sedia hai disegnato e ti dirò che architetto sei”».
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