Il primo oggetto su cui i visitatori del Salone del Mobile di quest’anno hanno posato gli occhi è stata la grande copertura della nuova fiera firmata Fuksas al polo espositivo di Rho Pero. Non per questo l’architettura ha rubato spazio al design e sono state numerose come sempre le proposte, tanto che il difficile sembra proprio orientarsi e individuare le tracce di un nuovo veramente tale, nella ripetizione dei segni e degli stili.
Per esempio è apparso subito evidente come il decorativismo “da ricamo”, che ha caratterizzato le ultime produzioni, sia stato soppiantato da una forma di ispirazione alla tradizione del moderno. Pezzi d’arredamento dal design pulito ed essenziale, quindi, come Family First di Stefano Giovannoni per Magis, elegante insieme di sedie e tavoli in poliammide lucido visivamente assai leggero. Altre proposte declinano la linearità e la pulizia formale con un segno più “decostruttivista”: per giustapposizioni di elementi disarmonici, come nella poltrona The Worker di Hella Jongerius per Vitra, o per l’aspetto architettonico, come nella libreria di Patricia Urquiola per B&B, con i suoi profondi
piani sfalsati.
Si ritrova l’andamento sinuoso della linea curva e il piacere dei volumi nelle morbide sedute levigate come sassi dell’“arcipelago” Saruyama Islands di Toshiyuki Kita e nel mondo sospeso tra l’organico e il decorativo messo in scena da Moroso, che presenta ufficialmente anche una collezione di oggetti più piccoli per la casa; mentre c’è ancora spazio per un approccio ludico e informale nelle proposte di Driade Store, come
nel segno reboante e inconfondibile di Ron Arad che trasforma una sua recente seduta bicolore, ottenuta con lo stampaggio rotazionale, in un dondolo per design addict.
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