Mettere mano a un design riuscito risulta sempre azzardato. Meglio allora evolvere senza tradire, conservando lo stile forte d’origine. La Punto Evo è nata così, senza stravolgere l’impostazione della Grande Punto lanciata da Fiat nel settembre 2005. In realtà, il progetto ha comportato un cambiamento ben più profondo di quello percepibile a prima vista: per apprezzarlo bisogna aprire le portiere e scoprire un abitacolo completamente ridisegnato, dalla plancia ai pannelli laterali, alle sedute.
Un approccio inusuale. Nei restyling, di solito agli interni si riservano al massimo un paio di modanature e qualche nuova foderina. «È stato un atto d’amore nei confronti della vettura», esordisce Roberto Giolito, responsabile del design del marchio Fiat. «La Grande Punto è un modello molto apprezzato dal pubblico e importante per l’azienda. Con Panda e 500 costituisce di una triade di prodotti solidi in fatto di vendite e soddisfazione del cliente, e collega nella gamma queste due vetture compatte alla Bravo».
Il concetto alla base della Punto Evo è sintetizzato con efficacia dall’immagine del download, l’operazione con cui si “scaricano” dalla rete tutti gli aggiornamenti che assicurano l’ottimizzazione di un sistema. Dalla Grande Punto, dunque, alla Punto Evo in un upgrade che coinvolge l’abitacolo, parte dell’esterno e, naturalmente, le prestazioni e i livelli di sicurezza. Perché, come osserva il Vice President del design di Fiat Group, Lorenzo Ramaciotti, in quattro anni il mondo dell’auto non è rimasto fermo: «La Grande Punto è stata la prima di una generazione di vetture di segmento B a superare i 4 metri di lunghezza e proporsi in termini più dinamici, con tematiche da coupé all’italiana e un certo heritage Maserati nella fisionomia anteriore. Vetture come Opel Corsa, Peugeot 207, Renault Clio e Ford Fiesta hanno in seguito proposto un’interpretazione più strutturata, dettagliata nel disegno, mirata ad un pubblico più generico e meno improntato alla sportività. Con la Punto Evo giochiamo ora sullo stesso terreno dei nostri concorrenti».
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