Se il colore rosso rappresenta il bruciare della passione, non stupisce che questo progetto si sia acceso di riflessi scarlatti fin dai primi bozzetti. Il packaging risolutamente sportivo, con impostazione quasi da coupé a quattro porte e schema meccanico classico, a trazione posteriore, si è introdotto senza timidezze nell’immaginario dei designer. «Io e il mio team adoriamo questo genere di auto e abbiamo vissuto davvero con molto entusiasmo questa opportunità», spiega Gregory Guillaume, a capo del design di Kia Europe, con un’eloquente iniezione d’energia nella voce.
«Quando ero bambino, in Francia, mi è capitato di incrociare sulle autostrade delle vacanze, fra Parigi e la Costa Azzurra, alcuni fortunati turisti alla guida della prima Maserati Ghibli. Era l’inizio degli anni Settanta e non dimenticherò mai il sapore di quella sportiva italiana dalle proporzioni perfette. Possedeva qualcosa che sopravanzava le prestazioni, che le regalava un fascino più profondo, unico. Ho cercato di ispirarmi a questa sensazione per le linee della Stinger».
Ecco perché si è scelto da subito un profilo specifico, quasi fastback, nonostante alcune preoccupazioni legate alla stabilità aerodinamica ad alta velocità, poi superate grazie ad accorgimenti raffinati (fra cui il fondo piatto).
Il complesso delle forme, in verità, appare pressoché congelato fin dal prototipo GT del 2011, perfino in dettagli come le sottili luci d’ingombro posteriori prolungate sulle fiancate, ma la definizione precoce non sembra rappresentare una preoccupazione: «È vero, Lo sviluppo di quest’auto ha richiesto tempo, perché bisognava perfezionare la meccanica.
È stata collaudata a lungo sul circuito del Nürburgring. Non credo però che ciò la renda meno contemporanea e avanzata», afferma convinto il designer.
Nelle sue parole serpeggia la soddisfazione di aver elaborato un oggetto onesto, coerente, visivamente fedele alla propria essenza meccanica e libero dai lacci talvolta imposti da certi blasoni: «Qui è la disposizione del motore che ha definito le proporzioni, tracciando fin dall’inizio uno schema ideale.
In Kia abbiamo sempre cercato di perseguire un design pulito, chiaro, in cui ogni linea fosse giustificata: mai come in questo caso posso dire che ciò sia avvenuto. Il non avere un canone di riferimento per le vetture sportive, ambito nel quale il brand non è mai stato presente, non ha costituito un problema proprio per queste ragioni».
All’interno, accanto all’avvolgenza di un posto guida concepito per ricordare al pilota il cockpit di una supercar, si rivela per certi versi la volontà di conservare un approccio analogico: la strumentazione non è costituita da un pannello TFT, ma adotta quadranti e lancette tradizionali, mentre l’impostazione dei comandi in genere non punta su virtuosismi scenografici. Obiettivo dichiarato, lanciare un ulteriore messaggio di autenticità e di passione.
Articolo completo su Auto&Design n. 223