Alla terza iterazione, la famiglia di prototipi “-sphere” si produce in una generosa proposta confezionata sulle esigenze delle megalopoli asiatiche, agglomerati popolati da oltre dieci milioni di abitanti che giustificano l’impiego prolungato dei veicoli privati su ampie direttrici e, dunque, le dimensioni ipertrofiche rispetto al contesto “urbano” europeo (da cui pure è ripreso il nome).
La guida autonoma al centro
Nel progetto continua a svettare la centralità della guida autonoma, naturalmente a propulsione elettrica, e di una rete di relazioni digitali fra passeggeri, vettura e ambiente in grado di mutare ogni tragitto in una “sfera” d’esperienze: non mancano però diverse dissonanze con le due sorelle, descritte da Auto&Design sul numero 252.
Monovolume per le famiglie
Se la Sky- rappresenta una roadster pronta ad accorciarsi per i percorsi più tortuosi lasciando il controllo al pilota, mentre la Grand- costituisce un’ammiraglia i cui sedili anteriori scorrono sontuosamente indietro quando l’elettronica prende il sopravvento, la Urbansphere esplora in tutta decisione l’ambito delle monovolume «con particolare cura per la seconda fila e i suoi occupanti, senza dimenticare che vengono resi disponibili fino a sei posti per ospitare le famiglie», precisa Marc Lichte, a capo del design Audi.
Il ruolo del centro stile di Pechino
Non si tratta, dunque, di un mero investimento funzionale sull’altezza e sul volume, benché il risultato si riveli l’Audi più abitabile di sempre: «Qui abbiamo lavorato di concerto con il nostro centro stile di Pechino raccogliendo con precisione gli spunti dei potenziali acquirenti. Ne è emerso un tale interesse verso le poltroncine centrali, da influenzare sostanzialmente l’intera architettura. Il processo ideativo è stato condotto completamente dall’interno verso l’esterno, creando un’autentica bolla privata in cui rilassarsi nel traffico».
L’auto come luogo vivibile
Tale approccio rimanda subito a una visione dell’auto quale luogo vivibile terzo, dopo la casa e l’ufficio, già ipotizzata da alcuni sociologi «e che permea profondamente la nostra “trilogia delle sfere”», conferma Lichte. «Di certo si esprimerà in molte sorprendenti vesti nel prossimo futuro».
Lusso progressivo
L’abitacolo riafferma di conseguenza la nozione di “lusso progressivo” della Grand-, da cui recupera l’andamento orizzontale della plancia, la logica di inclinazione dei sedili e la totalità dei comandi sui braccioli, con l’aggiunta di un peculiare software di analisi della voce capace di suggerire le migliori impostazioni di bordo a seconda del tono di chi viaggia.
(Articolo completo in A&D n. 255)