Attendere per arrivare al momento giusto. È stata questa la scelta di Polestar per la Polestar 3, il suo primo Suv in gamma svelato a sette anni dal debutto del brand. Una scelta che all’apparenza sembrerebbe andare contro le richieste di un mercato sempre più a ruote alte. La ragione? «Aspettare che la maturazione stilistica del marchio fosse al punto giusto», ci spiega Maximillian Missoni, capo del design Polestar.
Diversa dalle altre
Vista dal vivo la Polestar 3 mescola i canoni delle carrozzerie più sportive come berline e coupé con quelli delle vetture a ruote alte. Che si tratti di un Suv è stabilito dagli 1,6 metri di statura, ma l’altezza della linea di cintura e lo scorrere velocemente sul posteriore di quella del tetto la avvicinano alle forme tipiche delle vetture ad alte prestazioni. «Basta guardarla per trovare qualcosa di diverso da tutte le altre: ha una bellezza semplice, una forma pura non sporcata da cromature o altri elementi aggiuntivi», continua Missoni che con il suo team ha lavorato a lungo all’ottimizzazione aerodinamica della Polestar 3.
L’area Smart Zone
L’ala frontale le permette di scivolare meglio nell’aria, così come le maniglie a filo con la carrozzeria e lo spoiler che sovrasta la coda tronca. E se tra le argomentazioni più forti nel mondo del premium c’è l’enorme quantità di tecnologia che equipaggia le vetture, Polestar ha deciso di farne bella mostra sul suo Suv, dedicandogli un’intera area del frontale: «L’abbiamo chiamata Smart Zone ed è la porzione di carrozzeria che alla base dell’ala raggruppa molti dei sensori presenti sull’auto. Così valorizziamo la tecnologia della Polestar 3 e la mostriamo a tutti».
Il LiDar guarda la strada
La Smart Zone è leggermente rientrante rispetto al resto della carrozzeria («è protetta dai piccoli urti durante i parcheggi»), riscaldata («per poter essere utilizzata in tutte le condizioni meteo») e ospita radar e telecamere, mentre il LiDar della Luminar per il suo miglior funzionamento è stato posto sul parabrezza nel punto più alto e centrale: «E’ un grande occhio che comunica con tutti gli altri sensori per la massima precisione durante la guida assistita». Alla base della Polestar 3 c’è la piattaforma SPA2, un’architettura non esclusivamente riservata a modelli elettrici.
Tanto spazio per chi siede dietro
«Tutto ciò non ci ha posto troppe limitazioni in termini di spazio, siamo riusciti a posizionare le ruote ai quattro angoli più estremi, a realizzare un passo lungo (2,98 metri NdR) e a ottenere degli interni come quelli di un’ammiraglia», continua Missoni. Il trucco c’è: i centimetri in più al posteriore sono stati ricavati spostando ulteriormente indietro la seconda fila di sedili.
Interni sostenibili
La disposizione degli elementi tech prevede un pannello verticale da 14,5 pollici per l’infotainment sviluppato da Google e un display di fronte al guidatore che riporta le informazioni essenziali di guida, mentre per il capitolo materiali si punta tutto sulla sostenibilità, un argomento da sempre caro a Polestar. I clienti possono scegliere tra MicroTech (vinile e tessuto di poliestere riciclato), lana o pelle Nappa prodotta in Scozia da Bridge of Weir seguendo standard di sostenibilità certificati e un processo di lavorazione che esclude l’utilizzo del cromo.
(Articolo completo in A&D n. 258)