L’entusiasmo di Jorge Diez, direttore del design Cupra, cresce rapidamente quando racconta la genesi della DarkRebel, spinta creativa che ha catturato la scena all’ultimo Salone di Monaco: «Sono state sviluppate diverse idee a partire dall’interazione con i nostri appassionati, esplorando un approccio inedito» spiega, con riferimento al dialogo virtuale-reale scaturito dalla disponibilità di uno spazio di personalizzazione nel metaverso.
La tribù di Cupra
«Poiché all’interno di Metahype, la “vetrina” che abbiamo allestito per l’occasione, si potevano esprimere le proprie preferenze tramite l’Hyper Configurator, sono state raccolte oltre 270.000 proposte dalla nostra “tribù”», continua citando un termine assai caro alla Casa, rintracciabile fin nelle intenzioni del logo introdotto nel 2018.
Ispirata ai videogiochi
Il progetto si snoda lungo la libertà d’interpretazione concessa da un’esistenza commerciale tanto giovane, che scioglie il marchio da qualunque riferimento a linee d’altri tempi, e la necessità d’imbastire un’immagine potente, «decisamente latina», capace di eclissare la moritura Seat. A tale scopo, rapportarsi ai più giovani appare imprescindibile: «Per questo molti elementi si ispirano al mondo dei videogiochi, non solo nella proposta comunicativa, ma anche nelle caratteristiche materiali dell’auto».
Grafiche futuristiche
Non a caso l’abitacolo, di per sé interessante perché percorso da strutture solide e leggere prodotte con la stampa 3D, si anima con tre varianti per l’interfaccia uomo-macchina (Exponential Square, Exponential Cube ed Exponential Infinite) costruite su diversi livelli di coinvolgimento di guida, che muovono da grafiche futuristiche e passano per ipotetici tempi sul giro fino a culminare in sfide in Rete con altri utenti.
Radicale e cattiva
«L’impostazione dell’interno cambia ogni volta come nelle esperienze videoludiche ben note alla generazione Z, anche sul piano acustico. E la carrozzeria si adegua con ulteriori effetti», esclama Diez. Il sapore di partenza del corpo vettura, del resto, non indulge in timidezze. Su una silhouette reminiscente di talune shooting brake, approvata «perché più radicale e cattiva rispetto alle coupé con tetto discendente», s’innesta un linguaggio formale volutamente spudorato e iperbolico, «per comunicare desiderio, emozione e l’istino di spingere senza limiti», alla ricerca di una tensione orchestrata anche attraverso l’alternarsi di superfici morbide e taglienti.
Luce al centro
Perfino il colore, cui s’ispira il nome DarkRebel, si risolve in un viola «enigmatico» e soprattutto cangiante, a suggerire lo slancio verso il movimento con il semplice mutare della luminosità. «Del resto la luce rappresenta una delle chiavi della concezione», chiarisce il designer. «Non solo contribuisce a dinamizzare il “fuori”, ove peraltro appare una fanaleria diurna triangolare che diventa simbolo di appartenenza, ma disegna punti focali di grande impatto per il “dentro”, specie sul volante».
(Articolo completo in A&D n. 263)