Se la riuscita Renault 5 recupera appieno l’eredità di simpatia e carisma dell’omonima tre porte del 1972, il progetto teso alla rievocazione della sorella Renault 4 si muove sotto un segno più complesso. «Abbiamo puntato a invertire il posizionamento storico dei due modelli», spiega Paula Fabregat-Andreu, a capo del design delle vetture di segmento B per la divisione Ampère dedicata ai veicoli elettrici: «La R4 diventa il più chic». L’altezza da terra e la cifra vagamente fuoristradistica che un tempo rappresentavano tratti “rustici”, dunque, permettono oggi di giocare sul piano dei piccoli crossover, «spesso considerati più sofisticati e desiderabili delle berline».
Tinte tenui per gli esterni
Alla nozione di volume, tipica della vettura d’origine, si accosta pertanto un inedito carattere urbano e “vellutato”. A partire dai colori: «Sono state privilegiate le tinte polverose, come il verde Hauts-de-France di lancio, che omaggia il tenue azzurro Île-de-France del passato e insieme ripete il nome della regione in cui l’auto è prodotta adesso».
Il medesimo approccio contemporaneo si amplifica, naturalmente, nella rilettura degli aspetti formali più pregnanti, quali la calandra o le tre sottili nervature sulle portiere. I cerchi sempre da 18 pollici e la distanza da terra di 18 cm completano la consistenza visiva.
La cura per l’inclinazione del portellone
Il processo di accrescimento del valore ha però incontrato un’importante criticità, paradossalmente centrata proprio su uno degli elementi più significativi della R4 d’altri tempi: lo specchio di coda. «Tanto le linee della R5 potevano direttamente replicarsi in un effetto accattivante, quanto qui abbiamo dovuto curare con grande attenzione l’inclinazione del portellone, che non per tutte le proposte forniva risultati convincenti. Si tratta di un aspetto su cui abbiamo molto lavorato», precisa Fabregat-Andreu, lasciando immaginare i rischi della rielaborazione di un prodotto dal sapore assai utilitario.
Abitabilità posteriore eccellente
Peraltro, il passato viene riproposto con apprezzabile fedeltà nell’impostazione funzionale, perfino nell’altezza della soglia di carico (a soli 61 cm dal suolo). «Esternamente si viene attratti dall’estetica, a bordo si scopre una versatilità insospettata: l’architettura elettrica ha concesso un passo generoso e un’eccellente abitabilità per i posti posteriori, compaiono dettagli fra cui le tasche separate per contenere il cellulare, il bagagliaio da 420 litri offre ganci, elastici e un furbo doppiofondo a duplice accesso, il sedile anteriore destro si rivela ribaltabile a tavolino».
Tonalità di colore sature per l’interno
La plancia, ripresa dalla R5, assume rispetto a tale ricerca di praticità un ruolo quasi ancillare, pur mostrandosi assolutamente moderna con gli schermi fino a 10,1 pollici. «Il tessuto di rivestimento resta comunque specifico: qui abbiamo impiegato tonalità più sature fin dalla versione base Evolution, proprio per contrasto alle vernici di carrozzeria sfumate, mentre sulla Techno si associano due gradazioni di jeans piuttosto intense e la top di gamma Iconic introduce l’ecopelle TEP, con applicazioni gialle ispirate ai cinturini degli orologi sportivi, per una questione di lavabilità».
L’evoluzione tout-terrain
La sensazione di apertura trionfa anche sul prototipo Fl4wer Power esposto al Mondial di Parigi, inattesa variazione sul tema arricchita della selleria specifica e dell’assetto decisamente rialzato. «Prefigura un’evoluzione tout-terrain che costituisce solo la prima di molte sperimentazioni in vista. L’auto si presta e sapremo sorprendervi!» promette Paula Fabregat-Andreu. Intanto, la vettura di serie risulta ordinabile in 670 combinazioni di accessori e personalizzazioni: il volume non ha mai incontrato così lo stile.
(Articolo completo su A&D n. 270)