Si dice spesso che gli stilisti “vestono” le automobili, e che la carrozzeria è la pelle della vettura. L’Italdesign sembra avere interpretato in senso letterale questa espressione con la sua concept car Formula 4, esposta al salone di Ginevra nel marzo scorso e riproposta a Torino con una seconda interpretazione.

A prima vista, la vettura si presenta come una barchetta che ricorda le sportive anni 50 in cui convivono dettagli classici e hi-tech, con quattro abitacoli separati e un’alta linea di cintura. In pochi secondi, l’intero guscio della carrozzeria in fibra di carbonio viene sollevato e lascia a nudo il pianale con la meccanica, in cui resta inserito l’abitacolo, a dimostrazione delle doti di estrema versatilità concesse dalla struttura modulare di tipo kit-car.

Il concetto della Formula 4 è nato da un esame delle vetture per il tempo libero orientate verso un pubblico giovane. Il mercato offre dei veri e propri piccoli gioielli, ma il prezzo non è mai così contenuto da renderli davvero accessibili a tale fascia di utenza. L’idea di partenza è stata dunque quella di prendere il pianale di una vettura prodotta in grande serie e di irrobustirlo con due longheroni di lamiera stampata (ma lo stesso risultato si potrebbe ottenere anche con tecniche più artigianali) saldati sul pianale là dove sulla linea produttiva verrebbero assemblate le fiancate.

Per la Formula 4, il pianale in questione, nonché tutta la meccanica, è quello della Fiat Bravo HGT, compreso il motore 5 cilindri 2 litri da 147 CV. All’acquirente viene lasciata la libertà di scegliere il tipo di carrozzeria con cui completare la vettura, e di aggiungere eventuali accessori per una versione personalizzata, come avviene sulle moto “custom” Harley Davidson.

Genesi e sviluppo della Formula 4 e della sua successiva evoluzione in mostra a Torino, ci vengono raccontate da Fabrizio Giugiaro, responsabile dello studio di ricerca sotto la supervisione, come ogni progetto condotto all’Italdesign, di suo padre Giorgetto. “A nostro parere, un veicolo di questo tipo dovrebbe costare come una moto di grossa cilindrata.

Infatti, oltre al discorso costruttivo e alla struttura modulare, abbiamo voluto presentare un veicolo senza porte né tetto per sottolineare le analogie con i mezzi da usare “a cielo aperto”. Trattandosi di un prototipo di ricerca, abbiamo scelto la fibra di carbonio per la carrozzeria, ma si potrebbe utilizzare anche la resina con cui si fanno le tavole da wind-surf”.

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