1712199601_Heuliez_IntruderLa provocazione, nell’oggetto automobile, se concreta e costruttiva, produce degli effetti evolutivi. Ed è in quest’ottica che va visto e analizzato il prototipo viaggiante Intruder messo a punto dalla Heuliez Torino. Una proposta che non intende mettere in discussione nulla del patrimonio acquisito, ma operare un incontro intelligente tra due formule tradizionalmente lontane: la due posti sportiva ed il fuoristrada .

 

1712199602_Heuliez_Intruder“Con L’Intruder – spiega Marc Deschamps – responsabile dello stile di Heuliez Torino – abbiamo voluto esplorare per la vettura sportiva un terreno di utilizzo diverso. Certo, le berlinette stradali continuano ad esercitare un forte fascino; tuttavia, non possono quasi mai essere impiegate ai livelli in cui trasmettono il piacere della guida. E allora – continua Deschamps -perché non tentare qualcosa per ottenerlo? Esistono molte strade, quella che abbiamo scelto si inserisce però nella nostra orbita operativa”.

Ricordiamo che Heuliez Torino rappresenta il Centro Stile del Gruppo Heuliez. Si tratta di una struttura volutamente compatta (25 persone e per il futuro forse una trentina, ma non di più) che trova spunto in quella cultura dello stile unica al mondo che si respira, quasi palpabile, nell’area torinese.

Ovviamente è inserita nella logica di un grande gruppo, con tutti i vantaggi derivanti a livello di sinergie; nel contempo è completamente autonoma con i propri clienti e nel caso di iniziative specifiche. E l’Intruder è appunto una di queste. Il progetto è partito nel 1995 e come base di sviluppo è stato scelto il Mercedes-Benz GE 300 con motore 6 cilindri 3.0 da 210 cavalli, abbinato con trasmissione automatica.

“Un veicolo eccezionale – precisa Deschamps – che va molto al di là degli standard di questa tipologia perchè nato per utilizzi militari”. Ad esempio, tutti i cablaggi sono doppi, soluzione che evidenzia come il nome di origini aeronautiche “Intruder” sia azzeccato. “Nella definizione del prototipo – spiega Deschamps – abbiamo pensato all’America, alla California e all’Oriente. E abbiamo visto giusto, considerando le risposte ottenute nel corso della “prima’ al Salone di Parigi”.

In effetti la “presenza” dell’Intruder è di quelle da ampi spazi: 4,34 metri di lunghezza, 1,90 di larghezza, 31 centimetri di altezza libera da terra, e soli due posti. Mentre il GE veniva svestito della carrozzeria originale, è stata eseguita una serie di schizzi di stile che hanno consentito di passare ad un piccolo piano di forma.

Nel febbraio ‘96 è stato realizzato un modellino in gesso scala 1:4 dal quale è derivato il modello in scala naturale: ad aprile è stato approntato un lato e a maggio è stato effettuato il ribaltamento. I lavori per la scocca sono iniziati a luglio. Il tutto a computer spenti, operando in modo manuale.

“A dire il vero – precisa Deschamps – siamo anche intervenuti direttamente sul GE “spogliato” per realizzare l’interno”. Cioè il gusto delle antiche tradizioni, come la carrozzeria realizzata in lamiera (ad eccezione del cofano, e dei paraurti in fibra di carbonio) che nel capoluogo piemontese trova la sua culla.

Il pianale e la meccanica non hanno subito modifiche. Gli unici interventi riguardano l’abbassamento del radiatore e la taratura specifica delle sospensioni, in funzione del diverso peso (siamo a 2 tonnellate) e delle maggiori dimensioni delle ruote. E, per meglio sottolineare le doti meccaniche, gli assali sono stati verniciati in blu, in netto contrasto con il bianco perlato della carrozzeria.

Se l’esterno si fa osservare, l’abitacolo non è da meno. Il primo impatto è dato dall’ampio utilizzo del colore blu, in abbinamento al metallo “naturale” e agli inserti in noce. Poi i materiali: pelle trattata metallizzata e neoprene per un aspetto essenziale, quasi aeronautico, sottolineato dai fissaggi a vista. Il tetto è smontabile e dietro agli occupanti un vano bagagli di vasta capacità.

Sottolinea Deschamps: “Quando si lavora con un occhio al budget, certe finezze si tralasciano. Certo che se l’Intruder fosse destinato alla produzione si renderebbero necessarie alcune modifiche: ad esempio bisognerebbe carenare il sottoscocca, adottare sospensioni pneumatiche, rivedere alcuni particolari estetici”.

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