Un nuovo passo dai percorsi sterrati all’asfalto. Dopo la partecipazione al Motomondiale, KTM consolida la sua presenza nel mondo delle due ruote da strada con la concept RC8, presentata al salone di Tokyo in veste di prototipo marciante e attesa sui mercati entro il 2006.
A firmare le linee di questa piccola rivoluzione nel mondo KTM è Kiska – azienda di design austriaca che da tredici anni collabora con il marchio connazionale – sulla base di un briefing che chiedeva una moto “pronta per correre”, “leggera ed essenziale come una moto da cross”, e – avvertimento ai diretti concorrenti – un mezzo che “non viene in pace”.
Un progetto iniziato nel dicembre del 2002 e portato avanti con la massima cura e velocità dalla Kiska, tanto che, a fine agosto 2003, la nuova KTM RC8 è praticamente pronta per la passerella del Sol Levante. A Tokyo l’impatto con il pubblico e con i media è notevole: la moto non solo segna una svolta “filosofica” nell’ambito KTM, ma viene a proporre in Giappone una impostazione stilistica che rompe con quanto esposto dalle più blasonate Case locali (e anche europee); nel contempo, il marchio KTM calza a pennello, a riprova dell’accurato lavoro compiuto dal team Kiska in un processo evolutivo che riesce a rispettare la tradizione del brand.
“Non viene in pace”, si diceva. E a ragione. Ad iniziare dalla linea che ha il sapore autentico dell’aggressività motociclistica, abbinata ad un peso contenuto in 175 kg e ad una velocità di punta dichiarata di 280 km/h. La RC8 è una moto che non si fa immaginare o “sbirciare” ma si offre alla vista degli appassionati quasi come una naked, dove però si nasconde un impianto di scarico accuratamente integrato nella parte inferiore della carenatura, con una zona di uscita che ricorda quelle delle monoposto di Formula1.
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