Dovrà pesare meno di 1000 chili. Questo l’obbiettivo ambizioso, nonché il briefing perentorio, che in appena cinque mesi ha portato alla realizzazione della Lamborghini Sesto Elemento, una delle concept car più sorprendenti dello scorso Mondial di Parigi. Compatta, spigolosa al limite del tagliente, ha attirato l’attenzione e fatto discutere per il suo stile come sempre senza compromessi, come vuole la tradizione Lamborghini.

Sesto Elemento (il riferimento è al carbonio nella tavola periodica) va però oltre la semplice ricerca formale. Per il suo progetto, infatti, tecnici e stilisti di Sant’Agata Bolognese hanno lavorato più che mai in simbiosi. «Questa vettura è un dimostratore tecnologico», spiega Maurizio Reggiani, direttore della Ricerca & Sviluppo. «Abbiamo voluto partire dal punto di arrivo di alcuni nostri concorrenti per andare oltre e mostrare dove si potrà arrivare in futuro, con un uso innovativo della fibra di carbonio quale fattore chiave nella riduzione dei pesi».

Base di partenza, ma per i soli organi meccanici, la più “light” delle Lamborghini, la Gallardo LP 570-4 Superleggera, con i suoi 1340 kg a secco. Conservato il powertrain (motore, cambio, trasmissione 4WD, differenziale anteriore e posteriore), gli ingegneri si sono concentrati su tutte le altre parti. «La tecnologia più innovativa sperimentata in questo progetto per la lavorazione della fibra di carbonio è il forged composite», prosegue Reggiani, «che consente di ridurre di circa quaranta volte il tempo di produzione di un manufatto garantendone le caratteristiche. Ad esempio, per realizzare la vasca di questa vettura ci sono voluti meno di 9 minuti, mentre la normale tecnologia pre-preg avrebbe richiesto almeno 6 ore».

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