A un certo punto della conversazione Simon Humphries, a capo del Global Design di Toyota e Lexus, cessa all’improvviso di parlare, riflette un attimo e osserva: «Quando abbiamo cominciato a disegnare, la criticità risiedeva nel non giungere certo per primi allo sviluppo di un’elettrica pura, dopo anni dedicati all’eccellenza nell’ibrido. Una preoccupazione che ci ha però spinti a focalizzarci più che mai sulle esigenze dell’utente, partendo dall’elemento umano. Così l’iniziale limite si è trasformato in un vantaggio».

Ecco spiegata, con franchezza e semplicità, la visione attorno a cui si struttura la bZ4X, prima proposta di un ambizioso piano a zero emissioni, che prima del 2025 genererà sette modelli siglati appunto Beyond Zero (bZ). All’impalcatura formale, naturalmente, non è estranea la concezione funzionalista e genuinamente orientata all’efficacia del più grande costruttore al mondo: «Per Toyota, ogni vettura deve restare concentrata sui propri valori. Si cerca di realizzare il miglior prodotto del segmento, rispondendo a necessità di volta in volta specifiche, piuttosto che mantenersi fedeli a un carattere di marca omogeneo e totalizzante».

Non occorre specificare, quindi, che all’ingresso in un ambito inedito si sia accostata un’esplorazione a tutto tondo delle relative possibilità espressive. «Abbiamo coinvolto la totalità dei nostri centri stile nel mondo, con risultati davvero molto variegati», spiega Humphries. «In Cina si è puntato sullo spazio, perché le famiglie sono ampie e multigenerazionali, dagli USA è arrivata un’idea di tono sportivo a metà fra berlina e Suv, l’Europa ha concepito una sorta di monovolume compatta e il Giappone, invece, si è prodotto in una cittadina della taglia di una Yaris ma con un interno assai più versatile».

Dopo un’attenta analisi si è preferito investire su una crossover dagli ingombri simili alla RAV4, disegnata in massima parte presso l’European Design Development di Nizza e ingegnerizzata in Giappone, con il legittimo obiettivo di accattivarsi quanti più clienti possibile. «La piattaforma specifica e-TNGA ha permesso di sfruttare al meglio le dimensioni, massimizzando il passo e ottimizzando l’andamento del pavimento dell’abitacolo fino a generare una disponibilità di centimetri degna dell’ammiraglia Lexus LS», interviene Katsuhiro Suzuki, product chief designer della bZ4X.

«Ma l’intera concezione dell’accoglienza, in verità, è rivoluzionata: dalla plancia largamente rivestita in tessuto alla strumentazione poco invasiva e rialzata, diretta conseguenza dell’importante lavoro condotto sul volante». Qui si svela uno dei più potenti elementi d’innovazione comparsi in produzione negli ultimi anni: «Grazie allo steer-by-wire che elimina i collegamenti fisici con le ruote, il comando risulta fisicamente più piccolo e si aziona con movimenti molto più contenuti, permettendo quindi di stravolgere l’impostazione del posto guida».

Tutto appare modificato nel senso non già di un dirompente effetto scenico, bensì di una fruibilità più concreta e intelligente, di cui l’estetica diviene solo il riflesso. E la carrozzeria? «Il muso ha imposto uno studio approfondito», racconta Humphries. «Abbandonando lo schema definito dal radiatore, infatti, si rischiava di ritrovarsi con un’auto “senza volto”. Abbiamo risolto la questione giocando sugli angoli, sottolineati da prese d’aria, linee di tensione e dall’impiego sorprendente dei profili neri intorno ai passaruota anteriori, che peraltro interagiscono con i fari rimpiccioliti e arricchiti di inserti verniciati. Non si tratta di espedienti grafici, nell’insieme creano una nuova composizione dei volumi».

(Articolo completo in A&D n. 250)